(particolare)
Oggi ho riletto l'archivio di questo blog, questo mio giardinetto per l'anima e la mente. L'ho fatto in un modo ben preciso, osservando con attenzione il numero di post per mese e i mesi di attività del blog per ogni anno, a partire da quello in cui l'ho creato. Era cominciato come un gioco, e in fondo lo è tutt'ora, ma mi accorgo adesso che, pur nella sua inconsistenza, questo "posto" conserva testimonianze molto importanti di come ho vissuto gli ultimi sei anni. La mia voglia di comunicare, di creare, la mia fede incrollabile nella bellezza come parte di tutte le cose, tutto quello che ho portato di me qui risulta annotato con precisione, tanto che adesso, rivedendo l'archivio, è come se mi trovassi di fronte a un diagramma, alla rappresentazione della mia condizione più profonda. Mi rendo conto adesso che ogni post corrisponde a un momento ben preciso, così come l'assenza di post o la diminuzione di frequenza nel pubblicarli corispondono a una condizione ben precisa. È un percorso reale, tanto che riconosco ogni passo e il punto in cui mi trovavo quando l'ho compiuto. C'è annotato cosa stavo cercando quando ho cominciato a scrivere qui, e ci sono riportate tutte le cose che mi hanno distratto dalla mia ricerca o che l'hanno accompagnata senza un legame evidente. Mi colpisce molto notare che ad un certo punto, a metà percorso circa, la mia energia sembra sgocciolare dai pochi o inesistenti post. So perché smisi di scrivere, ma non mi ero resa conto di quanto fosse rimasto annotato qui. I titoli dei post..... se li leggo di seguito sono un lungo discorso, sono una conversazione. Non so, o forse non voglio dire quali siano le domande e quali le risposte, quali le suggestioni e quali le deduzioni, però vedo che si tratta del testo di una conversazione molto privata, che ho portato qui per darle respiro, perché non avrei saputo esprimere me stessa così liberamente se si fosse trattato di una conversazione reale. E poi avevo, credo, il bisogno di trovare dei simili per il mio interlocutore, avevo bisogno di trovargli una collocazione fisica, organica, esterna. Era un interlocutore da costruire totalmente, nessuna sorpresa che anche a me sia venuta l'idea dell'immagine e della somiglianza, sebbene nel ristretto orizzonte della mia umanità. Abbiamo parlato sempre, da un certo momento in poi lo abbiamo fatto col silenzio. Riconosco gli avvenimenti della mia vita reale sul diagramma dell'archivio, ne posso addirittura distinguere la natura, il grado di nocività o, come nel caso di quel carcinoma, di salubrità. Dopo tutto è stato quello a risvegliarmi.