Quasi settembre...

 
Dopo l'afa dei giorni scorsi, un vento secco e quasi settembrino ha spazzato il cielo dalle nubi, asciugato l'aria e lucidato a specchio i colori della natura...


Zefiro torna, e 'l bel tempo rimena

Zefiro torna, e 'l bel tempo rimena,
e i fiori e l'erbe, sua dolce famiglia,
et garrir Progne et pianger Filomena,
e primavera candida e vermiglia.

Ridono i prati, e 'l ciel si rasserena;
Giove s'allegra di mirar sua figlia;
l'aria e l'acqua e la terra è d'amor piena;
ogni animal d'amar si riconsiglia.

Ma per me, lasso, tornano i più gravi
sospiri, che del cor profondo tragge
quella ch'al ciel se ne portò le chiavi;

e cantar augelletti, e fiorir piagge,
e 'n belle donne oneste atti soavi
sono un deserto, e fere aspre e selvagge.

F. Petrarca

La lezione di un merlo




Proprio sulla cima del Monte Favà c'è un prato, delimitato da un superbo bosco di castagni secolari , punteggiato dalle tane delle talpe, abitato e visitato da molti animali selvatici e da greggi di fiduciose pecore. Questo prato scende quasi a precipizio per un lungo tratto, poi risale quasi a formare una doppia cima e si perde nuovamente nel folto dei castagni che discendono fino ai paesi sottostanti.Sul fondo di questo avvallamento nasce e scorre un timido rivolo d'acqua, che cascando di sasso in poggetto scende fino a valle, scaricando nella stagione autunnale grandi quantità di sassi e detriti. E' nascosto alla vista di chi raggiunge la cima per l'antico tratturo da cespugli di rovi, more, sambuco, alberi di prugne e meli selvatici, che intrecciano i loro rami garantendo ombra agli animali che lì si abbeverano e ospitalità ad un'incredibile varietà di creature. Lì accanto, poco sopra la sorgente, da un tappeto di more striscianti dai frutti nerissimi e dolci svetta un albero solitario di ciliegie selvatiche, bellissimo e imperioso, i cui frutti minuscoli e neri racchiudono intatto il sapore del sole d'agosto. Mescolati ai frutti spiccano sui suoi rami accoglienti le sagome scure dei merli, che si godono il tardo pomeriggio beccando avidamente le piccole ciliegie. Saltellano da un ramo all'altro senza fatica apparente, scambiandosi lievi  cinguettii come commenti di massaie al mercato... Poi un maschio dal becco di girasole si accorge dei nostri passi pesanti sull'erba secca, interrompe le sue occupazioni e ci osserva indeciso. Scende un improvviso silenzio tra i rami del ciliegio, che non è di attesa ma di cortesia...poi, quando un paio di codini impertinenti penetra il folto dei rami e due manine sgranano i frutti con avida abilità, il merlo prorompe in un'impetuosa protesta, che lì per lì spaventa i codini e li costringe ad una veloce ritirata. Rimaniamo stupiti ad osservare quel piccolo essere che sembra una goccia d'inchiostro caduta su un bellissimo disegno a pastello... "Cosa volete da questo albero, sciocche creature che confondono il cibo con la pittura, la sete e la fame con la poesia; tornatevene ai vostri giardini simmetrici, ai vialetti con i faretti, alle verande panoramiche e lasciateci la pace della nostra casa, il vento e la pioggia, il ristoro degli alberi... tornate a casa, non siete cresciuti abbastanza per capire." Lasciamo tranquilli gli uccelli e ci incamminiamo verso il sentiero che ci riporterà a casa... abbiamo ricevuto una lezione importante da un piccolo uccello nero, appollaiato con eleganza e garbo sul ramo di un ciliegio selvatico, svettante come una torre nel bel mezzo del mondo.

L'immaginario alla finestra


Per pura fatalità e per l'estrema cortesia del suo autore, è arrivata nelle mie mani una raccolta di poesie intitolata "Gato barcino" , pubblicata in Spagna da Lumen nel 2006. Il suo autore, Eduardo Rezzano , è un giovane poeta e musicista argentino, non tradotto in Italia, sulla cui attività artistica è possibile conoscere di più visitando il suo blog. La poesia "Padre" fa patre di questa raccolta ed è per me una delle più belle descrizioni dell'amore dell'uomo per l'immaginario e la fantasia, della maniera cauta e delicata con cui ci avviciniamo ad essa, timorosi di perderne il contatto... allora, come dice il suo autore, la accogliamo nella nostra casa in forma di vita appena nata e ci prendiamo cura di lei con amore e dedizione, fino al prezioso momento del volo... a tempo debito.


Padre

Una mariposa en
mi balcón
pone sus huevos
y se va

Pronto mi casa
se llenará de gusanos
a quienes alimentaré y
cambiaré los pañales

Seré un padre ejemplar
y a su debido tiempo
les enseñaré a volar
arrojándome por la
ventana

Non disponendo di una traduzione autorevole delle opere di Eduardo Rezzano, mi permetto di aggiungere un'improvvisata versione italiana fatta da me, sperando di non contrariare troppo l'autore e gli estimatori del Castigliano.


Padre


Una farfalla sul
mio balcone
depone le sue uova
e se ne va

Presto la mia casa
si riempirà di bachi
che nutrirò e
a cui cambierò i pannolini

Sarò un padre esemplare
e a tempo debito
insegnerò loro a volare
lanciandomi dalla
finestra

Mani e gambe per volare


Ho mani e gambe per volare e come ogni mattina mi affaccio al mio balcone, giro intorno lo sguardo e spalanco gli occhi che si riempiono immediatamente d'acqua pulita; lavo accuratamente ogni parte di me, senza perdere tempo, poi mi asciugo con il battito delle ciglia. Apro le mani e le distendo sul tavolo perché ho fame, poi mi alzo, dopo essermi dissetata al suono della pioggia. Faccio tutte queste cose cantando, masticando note su note, che rimbalzano saporite nel palato; infine, sentendomi sveglia, pulita, sfamata e dissetata accetto il mio destino quotidiano di essere umana.
In una vecchia casa genovese, austera come una signora di mezza età, mi trovai improvvisamente davanti ad una fuga di stanze... una serie di porte, una sequenza di ambienti comunicanti come pensieri in un processo logico. Ordine, sequenza, invito all'esplorazione e all'avventura, percorso obbligato verso una destinazione sconosciuta, punto di vista mai uguale. Una fuga di stanze... prospettiva concreta e immaginaria di nuovi modi di vedere ed ascoltare.