La lezione di un merlo




Proprio sulla cima del Monte Favà c'è un prato, delimitato da un superbo bosco di castagni secolari , punteggiato dalle tane delle talpe, abitato e visitato da molti animali selvatici e da greggi di fiduciose pecore. Questo prato scende quasi a precipizio per un lungo tratto, poi risale quasi a formare una doppia cima e si perde nuovamente nel folto dei castagni che discendono fino ai paesi sottostanti.Sul fondo di questo avvallamento nasce e scorre un timido rivolo d'acqua, che cascando di sasso in poggetto scende fino a valle, scaricando nella stagione autunnale grandi quantità di sassi e detriti. E' nascosto alla vista di chi raggiunge la cima per l'antico tratturo da cespugli di rovi, more, sambuco, alberi di prugne e meli selvatici, che intrecciano i loro rami garantendo ombra agli animali che lì si abbeverano e ospitalità ad un'incredibile varietà di creature. Lì accanto, poco sopra la sorgente, da un tappeto di more striscianti dai frutti nerissimi e dolci svetta un albero solitario di ciliegie selvatiche, bellissimo e imperioso, i cui frutti minuscoli e neri racchiudono intatto il sapore del sole d'agosto. Mescolati ai frutti spiccano sui suoi rami accoglienti le sagome scure dei merli, che si godono il tardo pomeriggio beccando avidamente le piccole ciliegie. Saltellano da un ramo all'altro senza fatica apparente, scambiandosi lievi  cinguettii come commenti di massaie al mercato... Poi un maschio dal becco di girasole si accorge dei nostri passi pesanti sull'erba secca, interrompe le sue occupazioni e ci osserva indeciso. Scende un improvviso silenzio tra i rami del ciliegio, che non è di attesa ma di cortesia...poi, quando un paio di codini impertinenti penetra il folto dei rami e due manine sgranano i frutti con avida abilità, il merlo prorompe in un'impetuosa protesta, che lì per lì spaventa i codini e li costringe ad una veloce ritirata. Rimaniamo stupiti ad osservare quel piccolo essere che sembra una goccia d'inchiostro caduta su un bellissimo disegno a pastello... "Cosa volete da questo albero, sciocche creature che confondono il cibo con la pittura, la sete e la fame con la poesia; tornatevene ai vostri giardini simmetrici, ai vialetti con i faretti, alle verande panoramiche e lasciateci la pace della nostra casa, il vento e la pioggia, il ristoro degli alberi... tornate a casa, non siete cresciuti abbastanza per capire." Lasciamo tranquilli gli uccelli e ci incamminiamo verso il sentiero che ci riporterà a casa... abbiamo ricevuto una lezione importante da un piccolo uccello nero, appollaiato con eleganza e garbo sul ramo di un ciliegio selvatico, svettante come una torre nel bel mezzo del mondo.

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