Passu torrau

Da ragazzina con l'insegnante di italiano andai a teatro a vedere i "Sei personaggi" di Pirandello, al "Duse" di Genova. Tornai a casa che non ero più la persona che ero prima: mi innamorai perdutamente del teatro, di Warner Bentivegna (che recitava in quell'allestimento) del velluto rosso e della voce come strumento musicale. Per moltissimi anni ho continuato a valutare le persone prima di tutto dalla loro voce e ho mantenuto la convinzione che come i topolini di Hamelin avrei potuto anch'io seguire la bellezza di una voce fino a perdere la strada di casa. Poi la vita mi ha costretto a rivedere questa impostazione e le esperienze a rinunciare ad ascoltare la voce della gente come facevo prima. Mi sono adattata, ma la mia anima, il mio spirito, la mia immaginazione non hanno mai accettato davvero di non avere più un "pifferaio di Hamelin" da seguire. Può sembrare incredibile, ma ho patito per questa mancanza, finché un giorno ho conosciuto il suono dell'organetto sardo e la melodia del Passu torrau e quel senso di rinuncia, di tristezza infinita che avevo dentro è svanito di colpo. Potrei rimanere ore ad ascoltare un organetto sardo suonare il Passu torrau o il Ballu tundu, qualcosa dentro di me, io stessa, non lo so, si lancia giù per le scale musicali percorse dall'organetto e poi si alza, vola, portato in alto dalle variazioni di tonalità e di tempo. Perdo la strada, ma non me ne preoccupo, forse perché alla fine mi guardo intorno e vedo la bellezza di quest'Isola incredibile. Non riuscirò mai a scrivere quanto è bella la Sardegna. L'unica cosa che so dire con precisione è che molte delle cose che cerco, che mi mancano o mi sono mancate a lungo, si trovano lì.


2 commenti:

enzorasi ha detto...

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Nessuna reale importanza ma una vera necessità: ti avevo malamente incrociato molto tempo fa, rileggerti mi ha sorpreso. È una liberazione.

red ha detto...

Grazie Enzo, sempre gentile.