Non è la fede che ha cambiato la mia vita, ma l'inchiostro...



Giuseppe Biasi

Il primo giorno di questo nuovo anno ero lì, e all'improvviso ho capito che il viaggio è molto più lungo, molto più complesso di quello che credevo e che non morirò prima di averlo compiuto. Amare una città insegna, fra tante altre cose, che a volte si può capire la direzione da prendere solo trovandosela davanti. Così questa città bellissima, che credevo essere la mia meta, si è rivelata in realtà la mia porta verso l'Isola più bella del mondo. Un sentiero adatto a me, percorribile, un cammino agevole, disseminato, punteggiato di richiami alla mia riva, la riva da cui parto, pieno di parole che somigliano alle mie. È tipico della Sardegna questo modo di invitare ad entrare, questa accoglienza che non è cortesia, non è gentilezza, ma empatia, comprensione. Sono stata accolta nello stesso modo da volti sorridenti, da sincere strette di mano, nello stesso identico modo in cui l'Isola mi ha aperto questa città come una porta, invitandomi ad entrare. Sono a mio agio, esploro in lungo e in largo la storia di questa città, incredibilmente intrecciata con la mia, descrivo la sua bellezza e intanto sento un dialogo più intenso, una voce più discreta, che mi invita ad ascoltare. È l'Isola, è la sua voce. È ancora difficile per me descriverla, identificarla, darle un nome, è come un suono prodotto dal vento mentre attraversa cento fenditure di roccia, di rami, di nuvole, di sabbia, di terra, di piume d'uccello, di ogni più minuscola forma che se ne stia ferma sulla terra dell'Isola. Da quando questo viaggio si è fatto più chiaro, la scrittura ha assunto un valore nuovo, ha cambiato la sua natura, ha smesso di essere strumento per parlare ed è diventata una specie di vela, un pezzo di legno su cui navigare quel vento, l'unico modo a me concesso di attraversare quelle cento fenditure tutte assieme. Ne scrivo qui, perché non posso portare da sola tutta questa bellezza, nessun essere umano può.




4 commenti:

Anonimo ha detto...

La Sardegna, una delle terre più antiche d'Europa (e per questo motivo, pare, unica in Italia con rischio sismico molto remoto), accoglie e accompagna in posti inimmaginabili, diversissimi tra loro, come se fosse realmente un continente isolato dal resto del mondo. Molti studiosi autorevoli sostengono sia stata la mitica Atlantide di cui parlava Platone. Chissà.
In ogni caso, beni torrada: bentornata.
Ms

red ha detto...

Ms: grazie di cuore, le tue parole, tutte quelle che hai sempre scritto qui, sono una dimostrazione chiara di ciò di cui parliamo, perché in Sardegna tutto è accoglienza, è difficile per me da spiegare ma le tue parole mi aiutano: accoglienza è anche accettare che si parli di Sardegna da fuori, da molto lontano, come tu, che sei sardo, fai con i miei tentativi di descrivere la Bellezza della tua Isola, li accetti, li accogli, con quella fierezza spalancata al viaggiatore che è ovunque sull'isola, ovunque, in ogni elemento, in ogni fatica e conquista. Grazie di cuore.

Costantino ha detto...

Uno scrivere classico ed elevato, una terra che non ho finora avuto la ventura di calcare.
Ed un dubbio che cresce di riga in riga : è soltanto la cronaca di un viaggio in una terra pur particolarmente amata, o è qualcosa di più, una tappa di un lungo tragitto che traversa le vicende di una vita ?

red ha detto...

Grazie Costantino, anche per la lettura attenta. È un viaggio in cui i percorsi si intrecciano e si confondono, al punto che a volte è difficile stabilire i confini, i punti di partenza e di arrivo.
Un caro saluto a te e a Giada