"...ed è per questo che la Storia dà i brividi..."



Ricordo perfettamente il momento in cui mia figlia ha scoperto l'esistenza del giorno prima. Compiuti cinque anni, un giorno all'improvviso mi ha chiesto :- Come si dice quando vuoi raccontare una cosa che non è di oggi ma di prima ?- Si dice "ieri", le ho risposto, non troppo stupita, perchè mia figlia ha da sempre la meticolosità di un cartografo nel delineare i confini del tempo e degli spazi in cui vive e si muove. Da quel momento ha fatto la sua comparsa, nell'elenco delle favole preferite con cui addormentarsi, una storia diversa e nuova: la sua. Di volta in volta, in mezzo alle ochine che vanno in Maremma, a Giovannino senza paura, al pesciolino d'oro e al Re Pipi fatto a mano è spuntata la storia ancora tutta da scrivere della sua piccola vita. Una lunga sequenza di "ieri" messi uno a fianco all'altro, per raccontare di quella volta che... Adesso che è una ragazzina e tutti i suoi ieri sono ben classificati e ordinati nella sua infallibile memoria, la Storia è un concetto sempre più ampio, che lei intuisce essere fondamentale e le domande si fanno ogni giorno più acute, più precise. È stato proprio grazie a lei che ho capito davvero quanto sia importante la Storia per ognuno di noi: la nostra e quella più grande, che è la somma di tutte le piccole storie. Ogni anno, a primavera, insieme agli alberi del giardino e ai bulbi che abbiamo trapiantato qui dalla nostra vecchia casa, germoglia una pianta a cui non sono ancora riuscita a dare un solo nome. Eppure un nome ce l'ha, ma è difficile da pronunciare in una parola, è più semplice, naturale, eprimerlo in gesti e azioni. È una pianta molto legata alla nostra storia e nasce ogni anno da un seme gettato sessantotto anni fa, un seme acquistato a caro prezzo. Nel corso dell'anno non ne parliamo mai, ci limitiamo a godere i suoi frutti, il suo riparo; torniamo ad occuparcene solo all'inizio della primavera successiva, quando il 25 Aprile si avvicina e il seme va nutrito di nuovo, arieggiato, liberato dalle erbe infestanti, perché possa godere dei raggi del sole e nuovamente germogliare, libero. Da qualche tempo, qualche giorno prima del 25 Aprile, entro in un archivio estremamente prezioso, che ho scoperto in rete quasi per caso: si chiama Storie Dimenticate e raccoglie testimonianze e informazioni indispensabili per mantenere viva la memoria sulla nascita della nostra Democrazia. Mi piace molto questo archivio, perché racconta la Storia italiana partendo dalle innumerevoli piccole storie degli italiani che l'hanno scritta. Entrarvi mi permette di nutrire quel seme prezioso con i racconti dolorosi che sono l'architettura portante della Resistenza. Leggendo ritrovo il vero significato delle troppe parole che sembrano averlo ormai perso; ritrovo l'energia, la forza data dalla certezza di fare la cosa giusta, a costo della vita; ritrovo il significato di parole come dignità, coraggio, ideale, democratico, popolo, libertà. Desidero ringraziare da qui Paolo Corazza, che si occupa a tempo pieno e con passione della cura di questo prezioso archivio; lo faccio in questi giorni così confusi, che precedono il nuovo 25 Aprile, perchè ora più che mai mi pare importante coltivare la memoria di come erano gli italiani di allora, per i ragazzi di oggi e di ogni tempo. Grazie Paolo. 

8 commenti:

anto bee ha detto...

Mi sento addosso come un abito stretto, un cappotto indossato fuori stagione; è la pesantezza dell'arroganza che in questi giorni mi ha disorientata. Delle aggressioni verbali, degli insulti che hanno sostituito parole come buonsenso, correttezza, rispetto, lealtà. Una sarabanda di volgarità da stadio, e poco edificanti persino fossero lì...
Difficile pensare al domani ed è quindi naturale, rifugiarsi nello ieri. Un accogliente, caldo, ieri, scelto fra i tanti ieri che più ci fanno sentire orgogliosi. Uno ieri consolatorio e certo, che ci fa sperare che si farà forte, e noi con lui, di un domani... Aggiungo con un sorriso: meno male che Giorgio c'è!

ps. grazie della dritta sul sito "storie dimenticate". Una vera boccata d'aria buona. Ciao Red

red ha detto...

Grazie Anto per questo commento bellissimo e pieno. Mi dai la possibilità di aggiungere un pensiero a quelli che ho scritto qui. "Ieri" è ua parola bellissima: mi dà la certezza che il ricordo non è solo nostalgia o affascinante mistero da rispolverare, ma è prima di tutto la parte di noi consolidata. Questo si vede bene nei bambini e nei ragazzi: loro crescono nel corpo e nella mente, consolidano le ossa e le convinzioni, oggi sono in un modo diverso da come saranno domani, ma ieri lascia sempre in loro, su di loro il segno del suo passaggio. L'ideale di vita che stanno formando in loro stessi e che si consoliderà col tempo in convinzioni politiche, in visioni del futuro cui arrivare, gode di un privilegio che è negato al resto dell'essere, cioè al corpo fisico: l'eternità. Il pensiero è davvero immortale e nell'esserlo esprime la sua ineluttabile predisposizione a muoversi in avanti, correndo, camminando, sicuramente mai arretrando. È bellissimo quando si può sentire in sé questa specie di corpo eterno, fatto di pensiero, con cui modifichiamo e determiniamo la nostra vita toccando quella degli altri. È bellissimo perchè ci si rende conto che si può ricordare in un modo del tutto particolare: non come fa il corpo quando ricorda un gesto, una voce, una presenza, ma nel modo in cui l'anima ricorda e cioè guardando avanti. Allora ci si rende conto che quel passato è a tutti gli effetti una parte di quel corpo consolidata e come tale fa venire voglia di correrci, di camminare su di essa e per mezzo di essa, di mandarla avanti a fare strada per il resto del corpo che, invece, è da sempre rassegnato a rifugiarsi nel ricordo, praticamente ogni giorno, consapevole di compiere il percorso inverso, di nascere cioè immortale e di vivere per abituarsi alla propria mortalità. Il pensiero consolidato in noi come memoria, invece, nasce mortale, quasi fragile, ma se lo si lascia vivere, se lo si fa vivere ogni giorno, si fa scheletro, ossatura, architettura e forte, così forte da non morire più. Grazie, un bacio.

Costantino ha detto...

Si, è stato davero soltanto ieri,
anche se in tanti tentano di convincerci che è stato tantissimi anni fa.
Spero che non riescano mai a convincerci,sarebbe una cosa terribile, e molte esistenze, molte decisive testimonianze verrebbero archiviate nel nulla.

red ha detto...

Tentano e tenteranno. Ogni tempo, ogni parte della Storia ha i suoi sepellitori. Se riusciranno o no dipende da noi. Credo dipenda da noi anche la Storia che sarà scritta fra trecento anni. Grazie della tua bella voce Costantino, mi unisco alla tua speranza e ti abbraccio.

Anonimo ha detto...

Delizioso post e preziosa segnalazione, Red. Bisogna incoraggiare tutto ciò che impedisce ai ricordi di rendersi irreperibili. E dobbiamo aiutare i nostri figli a coltivare la memoria senza restarne prigionieri. Un caro saluto. Ms

red ha detto...

Bellissima la tua frase: coltivare la memoria senza restarne prigionieri. Penso alla memoria legata alla Resistenza e alla Liberazione...celebrare il 25 Aprile, come una ricorrenza sacra quanto sacra è la libertà, è ricordare prima di tutto di essere liberi. Bellissima suggestione...grazie Mansardo, un caro saluto a te.

Pietro Masala ha detto...

Vorrei ringraziare red per le belle e inaspettate parole che ha usato per Sassari in soffitta. Grazie al suo intervento ho scoperto Fuga di stanze, luogo rilassante e ricco di stimoli per chi ama le storie e i viaggi nella memoria. Grazie

red ha detto...

Sono io che ringrazio lei, Sig. Masala, per condividere in rete materiale così prezioso, che rende ancora più interessante la scoperta della sua bellissima città. La Sardegna è conosciuta soprattutto per le sue spiagge splendide e per il suo mare cristallino, ma sto imparando che ci sono tesori storici, oltre la civiltà nuragica, custoditi nelle chiese e nei musei e, soprattutto per quanto riguarda Sassari, nel meraviglioso centro storico. Questa incredibile città conserva così tante testimonianze del suo passato, del potente Giudicato che era, che non è difficile vedere le mura circondarla e il Castello aragonese svettare imponente, come se non fossero mai stati toccati così duramente dalla Storia. Poi, percorrendo le storie che lei racconta in modo così appassionato nel suo blog, le antiche strade del centro storico prendono vita vera, si vestono di suoni e di colori, di anima. Un contributo davvero prezioso al materiale che si può trovare in rete sulla splendida Sassari.

Grazie per le parole che ha così gentilmente dedicato al mio blog, sono lusingata dalla sua attenzione. Grazie ancora.