Il giardinetto del mio cervello

Poco tempo fa, tempo reale, parlando con una persona davvero piacevole ho definito questo blog " il giardinetto del mio cervello". Questa definizione mi è salita alle labbra improvvisa, suonando immediatamente come la migliore che potessi dare di questo non-luogo. A giugno saranno trascorsi due anni dalla sua apertura; due anni dal momento in cui ho cliccato su "crea blog", dando così inizio a questa esperienza. Durante questo tempo di estremo divertimento per il mio cervello, in questo giardino pieno di possibilità, ho potuto concedermi un piacere davvero appagante, mentale, emozionale, un esercizio di volo intellettuale che non avrei mai potuto permettermi nella realtà da cui scrivo per una ragione molto semplice: la velocità. Ho da sempre a che fare con un'impegnativa e condizionante velocità di pensiero che definirei non proprio sincronizzata con il resto del mio mondo; tutti i miei 47 anni di vita sono caratterizzati da un'irrequietezza mentale, dal bisogno di passare da un pensiero all'altro, da un concetto all'altro, per poi tornarvi successivamente e ripartire ancora. Qui, in questo spazio che non so bene dove sia in realtà, ho potuto e posso davvero far viaggiare la mente da un pensiero all'altro, passando dall'armonia delle parole a quella delle note, poi delle pennellate e infine dei miei pensieri. Grande strumento la rete, davvero. Un continuo legarsi di tracce, informazioni, suggestioni. Per me una forma d'Arte. Arte informatica, arte per dare forma alla mente in modo visibile, logico e tecnologico. Ma lasciamo perdere queste considerazioni, il mio amico Ross forse sorriderà leggendole in tutta la loro presunzione. In ogni caso, tornando al mio rapporto con la rete, ho potuto creare, seppur con notevoli lacune, un posto in cui portare il mio cervello a correre, senza limiti di velocità se non quelli delle proprie capacità. Ed esso corre, piuttosto felicemente. Naturalmente portarlo qui e lasciarlo libero ha generato un paio di volte una discreta incertezza, del tutto comprensibile adesso per me: permettere alla propria mente di volare libera, e agli occhi e alle orecchie di assaporare una sorta di "consistenza" dei pensieri stessi è un esercizio dalle molteplici conseguenze. Si va da una entusiasmante libertà allo smarrimento per la stessa; è accaduto un paio di volte che io abbia perso il controllo, la chiave del cancello e soprattutto la consapevolezza della mia autonomia, ma ho recuperato tutto, sforzandomi di farlo per due ragioni: primo perchè non saper gestire un modo complesso di avvicinarsi alle cose non ne pregiudica la preziosità; secondo perchè mi diverto qui, dilato e rendo elastica la mia capacità di contenere concetti e di farli mio bagaglio e con questo viaggiare, vivere. A distanza di quasi due anni, tempo reale e virtuale, sono felice di constatare che il motivo di fondo per cui ho aperto questo blog è lo stesso per cui ne aprirei uno adesso: la ricerca della solitudine. Quella bella. Quella di cui si ha un desiderio struggente e che, almeno per quanto mi riguarda, si trova  a qualche chilometro di distanza da dove si vive realmente. Quando ho aperto questo blog abitavo già qui, da dove scrivo. Avevo lasciato da un paio d'anni la mia dimensione ideale: una casa in cima ad un monte, davanti ad un cielo magnifico, pioggia o sole che fosse, da cui potevo corteggiare il mare e ammirare le poiane dalle finestre spalancate. Vi avevo abitato per 12 anni e il silenzio e la solitudine erano diventati, grazie a questo tempo lassù, un valore. Qui, da dove scrivo, c'è rumore, gente, vita brulicante e disordinata, preziosa anch'essa, ma la solitudine in cui ho curato una parte di me, manca del tutto. Manca la pace e in sua assenza il silenzio è solo un'interruzione del rumore, spesso stonata e stridente. La rete è affollatissima, un continuo collegamento, una connessione senza fine di vite che si incrociano, si attraggono, si perdono, è come un immenso boulevard in cui ci si può sentire, miracolosamente, soli. Così i "post", per me, sono pensieri stesi come bucato ad asciugare, a prendere forma. Non li stendo perchè vengano notati o toccati, ma semplicemente per fare pulizia, riordinare, rinfrescare. Li ritiro sempre, quando è il momento, freschi e ripuliti dall'essere stati esposti qui, lasciando la loro impronta visibile a chi passa. Poi, ogni tanto, come accadeva lassù, sul vialetto sotto il pruno, compare una figura indistinta, come vista di sera. Si avvicina, saluta, passa percorrendo tutto il mio giardino e lascia dietro di sè molte cose, alcune così preziose da essere quasi incredibili. Accadeva anche lassù, ricordo bene quella sensazione....il mio giardino non aveva cancello all'ingresso e sbucava su un reticolato di creuse che collegavano tutte le case del paesino, come una rete. Ogni tanto la solitudine veniva interrotta dal passaggio di qualcuno, riconoscibile col tempo, distinguibile, anche se di alcuni non ho mai saputo il nome; come una signora elegantissima e dolce, che scendeva dall'autobus proprio davanti al mio vialetto. La sentivo arrancare su per la breve salita, soprattutto in primavera ed estate, il respiro spezzato per il peso della sua bellezza e delle borse della spesa. Il più delle volte era solo la sua voce a salutarmi, risuonando lenta sotto il pruno:- Passo dal suo giardino signora...mi scusa? Ma non riesco a fare la scala con queste borse....- .

12 commenti:

Soffio ha detto...

Mia cara Red che tu sia proprietaria di un pensiero ricco e veloce lo credo, che tu passi dal pensiero... magari passi dal cuore più di quanto non voglia dire. poi negli ultimi post é tutta una agitazione cardiaca che a me piace molto, come mi piace bere i tuoi post. Hanno un buon sapore e un buon odore, soddisfano l'occhio e il palato. Noi siamo quì, seduti alla tua mensa in attesa di un nuovo piatto.

unbrivido ha detto...

Un non luogo ... privo di cancello ... e il pensiero va ... veloce e libero ... Mi piace raccoglierlo nel mio cesto ... ed e' un attimo ... perche' riparte ... veloce e libero ... Un soffio Red ...

Barbara ha detto...

Passo dal suo giardino signora...mi scusa? Ma da qui riesco a vedere meglio anche il mio.

red ha detto...

Grazie Soffio, sei troppo generoso con me. Un forte abbraccio

red ha detto...

Grazie u..proprio così...
Un abbraccio in volo

red ha detto...

Barbara...qui ti ringrazio..e appena ti incontro ti stritolo nel mio abbraccio. Che bello vederti passare anche qui...

ariodante76 ha detto...

My Dear Red,
In anticipation of the two-year anniversary of your blog, I must express my gratitude for your early support in my own endeavor, my YouTube channel. I started out slowly, not really sure if anyone would want to view my videos, but with the irresistible idea of creating my "creative space" in this particular medium. And, you won't believe me, but just today, before reading this blog entry, I was humming the Rousseau aria that first attracted you to my channel... and now I recall the door that you opened to Paradise, when you so generously featured that video on your channel. I was astonished, and it gave me the impetus to continue in this endeavor. For that, I think you endlessly, from the bottom of my heart.

In my humble opinion, matching baroque music to paintings is easy, but writing with lucidity, sagacity and spontaneity is quite another feat altogether. I raise my glass to you, my dear, and thank you for this vital connection, this mutual adoration that has flourished and bore fruit.

Hugs,
Daniel

red ha detto...

My dearest,
I can answer you this way only..and it is not enough..not enough.

Love

http://frammentidotme.wordpress.com/ ha detto...

Red credo che finirà anche questo guardare in basso dalle finestre;questa annusare le presenze impalpabili che attraversano i nostri giardini…resterà una filtrata simpatia a sorreggerci il sorriso.
Quello che scrivi, quello che scriviamo sono le targhe di una memoria asciutta in cui rileggere finalmente in modo sereno il senso della nostra ineffabile assenza. Non posso dirti quanto e come le cose che hai scritto qui suonino perfette e senza sbavature dentro la mia mente che è un’altra casa, un’altra solitudine e un’altra storia. Perfette! Una salutare interruzione del ritmo ossessivo con cui condiamo le altre ore, quelle del vivere sociale sbiadito e senza sogni. Arrivare qui, leggerti e poter dire - Che bella questa assenza, che ottima compagnia poter lasciare sorridendo un mondo per ritrovarsi, con un semplice andare, nella dimensione di una ricerca di solitudine impossibile e magnifica.- Lo hai detto come solo chi l’ha attraversata può dirlo: non c’è contraddizione tra noi e il silenzio, tra le parole e il senso immanente che le fonde e le confonde sopra la nostra testa. C’è solo l’andare quieto e ascoltare una voce che ci attraversa. E non ci allontana. Lo trovo bellissimo.
Enzo Rasi

red ha detto...

Sono felice di poter ascoltare la tua voce, profondamente. Aspetto il tuo ritorno, Enzo, ma le parole con cui hai scritto già, quelle cui posso avvicinarmi quando lo desidero, non smettono di aprire spazi su di te...e su di me. Leggerti è bellissimo e lo è non per una volta sola. Grazie per averle lasciate così, le tue parole......libere, accessibili, disponibili compagne d'attesa.

Anonimo ha detto...

Fermarsi per un bilancio lungo quanto un sospiro e poi ripartire, trainati o trascinati dalle idee che in quel frattempo non hanno smesso di affastellarsi in testa, nelle mani.
La ricerca della solitudine perduta si alterna al bisogno di scoprire il volto dei passi uditi in lontananza.
Come le onde lasciano il posto alla risacca, per un po'.
Come un lamento che soffre d'insonnia, per un po'.
Ms

red ha detto...

Sì.