La valle, scendendo al mare, ha poche anse ed è delimitata su entrambe le rive del torrente da un susseguirsi di montagne non troppo elevate che sul lato sinistro la separano dal mare; se non ci fossero, la valle godrebbe di un clima molto più mite e non sarebbe tormentata dall'umidità. I fianchi dei monti che fanno da barriera all'aria di mare sono pressoché disabitati, al contrario dei loro dirimpettai che sono ben esposti al sole; sui loro ripidi pendii si arrampicano strade ad una sola carreggiata e paesini soleggiati che sembrano far parte di un presepe permanente. Scendendo al mare, dove la valle si allarga e sbocca in una piana alluvionale, ogni costa che si incontra mostra il suo piccolo paese colorato, col campanile decorato "alla genovese" e le casette attaccate le une alle altre, quasi a contrastare la pendenza del terreno che le circonda, tutto coltivato ad ulivi. La Storia ha lasciato poche tracce su questi crinali.. di più hanno fatto la povertà, la fatica amara, la continua lotta con il terreno friabile e poco fertile, un eterno costruire e ricostruire muretti "a secco", incastrando pietre e giorni, generazione dopo generazione. E sentieri. Tutti i monti circostanti, dall'Appennino alla riva del mare, sono stati ricamati dai passi di innumerevoli viandanti, che si sono spostati a piedi, a volte a dorso di mulo, per coltivare, attingere acqua, mantenere scambi commerciali e rapporti sociali, pregare. Anche da qui, dove mi trovo oggi, davanti a questa piccola chiesa romanica che sonnecchia sulla costa del monte, se lascio correre lo sguardo intorno posso vedere lo sbocco della valle e il mare proprio dietro alla cresta dei monti. La strada, asfaltata ma strettissima, parte dal fondo valle e finisce qui, sul piazzale sterrato della chiesetta; nessuno sale più fin quassù, eccetto qualche anziana signora e sporadici escursionisti, che seguono i sentieri più interni e costa dopo costa raggiungono il mare; da qui se ne percepisce il profumo, mescolato ai sentori di mortella e di elicriso nascosti nella macchia calda di sole. C'è un silenzio dolce intorno a questi sassi millenari ormai dimenticati dai più... gli uccelli nidificano indisturbati, scaldandosi al tepore delle lastre d'ardesia del tetto, finché il sole è ancora gentile. La chiesetta è chiusa per tutto l'anno, salvo tre giorni di giugno in occasione della festa di San Giovanni. Allora il suo piazzale si ripopola e un fiume bizzarro e colorato di gente risale controcorrente i crinali e i sentieri e si riversa qui.
Mentre riposo, seduta sulla panca di pietra che corre lungo la facciata principale, sento voci e respiri affannosi provenire dal lato sinistro della chiesa. Proprio questo lato ospitava anticamente i pellegrini , accogliendoli sotto un porticato di cui sono ancora visibili le pietre d'appoggio sulla facciata. Quando raggiungono il piazzale e mi salutano, con un sorriso ansimante, posso vedere che si tratta di cinque persone sulla settantina, tre donne e due uomini; si fermano sul piazzale e osservano la chiesetta. Sul limite del bosco di querce, che dal fondo valle si arrampica fino qui, c'è un cartello d'informazione turistica: la mappa del territorio, i paesi vicini, cenni sulla chiesa e sul suo impianto originario, legami labili e perduti nel tempo con le grandi famiglie nobili. Leggono avidamente, commentando sottovoce e mi guardano ogni tanto, sorridendo. Sorrido anch'io perché comincio a sentire di avere in comune qualcosa con questi sconosciuti... il loro sguardo incuriosito e impaziente somiglia al mio. Mi alzo in piedi e accenno un :- Vi farebbe piacere conoscere.. - Non finisco la frase: mi raggiungono contenti, impazienti di sapere a cosa sia dovuta quella forte sensazione di essere capitati in un posto dove il tempo sembra essersi fermato. Racconto loro tutto quello che so di questa chiesa, dell'interno originale e poco ritoccato, e soprattutto del trittico del Barbagelata, pittore attivo tra la fine del XV e l'inizio del XVI secolo, che dipingeva come i suoi predecessori quattrocenteschi. Il trittico fu commissionato proprio per la chiesetta, poi spostato in epoca recente, per evitare di esporlo al rischio di essere rubato. Oggi si trova in valle, nella parrocchiale del paese, situata proprio ai piedi della costa di San Giovanni; nessun cartello ne indica la presenza e sono sicura che degli oltre 6.000 abitanti del paese pochissimi sono a conoscenza della sua storia e del valore artistico e storico che continua a rappresentare. Il mio appassionato uditorio mi ringrazia con calore e nel salutarmi mi assicura che la visita al trittico sarà imminente. Saluto e sorrido fra me, pensando di aver in qualche modo reso un po' di giustizia ad un tesoro d'arte dimenticato. Da oltre mezzo secolo questo antichissimo legno dipinto respira e si muove tra questi ulivi e i boschi; da circa trent'anni regala la sua bellezza agli ignari fedeli nell'ombroso silenzio della parrocchiale... sonnecchia non visto, sotto lo sguardo paziente delle antiche mura per cui fu concepito e che, quassù sulla costa, ancora resistono pietra su pietra all'ingiuria del tempo e dell'uomo... aspettando forse di poterlo riabbracciare.
Per Achab, con affetto sincero.
Per Achab, con affetto sincero.
Facciata laterale della chiesetta di San Giovanni
4 commenti:
Ciao red,bella sorpresa,grazie cara sei un vero tesoro,molto bello il post,scritto con molta passione,conosco questo genere di sensazioni,sono cose che rimangono nel cuore,è come esser custodi o portatori di storie o antichi segreti,mentre tutti corrono, altri si fermano e guardano la bellezza che non tutti vedono,ma è lì,grazie della dedica,mi ha fatto un enorme piacere.
Buona serata.
Un bacio.
Grazie a te Achab..per tutto.
Un bacio
Con tutto il mio cuore e la mia testa Red io ti proporrei come Ministro dei Beni Culturali. Solo persono che amano così dovrebbero governarci.
un abbraccio:)
Grazie Viola...confermo di essere perdutamente, irrimediabilmente e felicemente innamorata della Pittura e dell'Arte in genere...!
Serena notte, un abbraccio
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