"...un giorno senza sole..."


Antonio Andreatta, Centro storico di Genova



Poi ci sono giorni in cui il pensiero di Genova diventa fisico, come un respiro o un ciuffo di capelli che dia segno di sé scivolando sugli occhi. Mi assale una smania di andare, di prendere la strada e arrivare dentro la città, e insieme un bisogno fisico, una necessità reale di ascoltare, di sentire la voce di De André, perché è questo il suono di Genova, è questa voce unica al mondo, così genovese, il rumore di fondo di questa città. Agli angoli dei miei caruggi preferiti, quelli dove ho la sensazione di aver abitato a lungo, i muri ingentiliti dalle architetture medievali sono incrostati di parole, le parole di una canzone che porto con me quando cammino a Genova. Geordie è un canto foresto, non è genovese, eppure nella sua atmosfera c'è qualcosa che anche Genova possiede e che mi affascina e mi chiama verso i suoi caruggi. È una nobiltà cavalleresca e lontana, ma così struggente da riuscire a penetrare ancora nel cuore, come se quel tempo, il tempo di Geordie, e quello di Genova, della sua Commenda, dei suoi lunghi caruggi del Molo e intorno alle Vigne e alla Maddalena fossero ancora il presente. E la voce di De André...è come il battito del cuore della città, e quello del viaggiatore. È profonda, scura e spaventosa come certi caruggi sottili e senza sole che circondano San Sisto e il Fossatello, ma si fa dolcissima e piena di sole, come quando i raggi tiepidi d'inverno compaiono all'improvviso in un minuscolo labirinto di cielo fra le case. Mi piace pensare che sia questa la voce che ha spinto i genovesi a imbarcarsi per il mare, a rischiare di perdersi e non tornare in terre lontane e mondi foresti per davvero. Mi piace pensare che la voce di De André sia questa sirena, capace di affascinare e incantare con manciate di note liberate nelle piccole piazze deserte, di far smarrire la strada, finché non sia chiaro anche al più esperto dei viaggiatori che dentro Genova, proprio come dentro il mare, ognuno ha segnata la propria strada per andare e per ritornare.



 


Grazie ad Antonio  per avermi prestato ancora una volta il suo talento.


2 commenti:

Costantino ha detto...

Leggendo, pare anche a me di sentire in sottofondo l'aria di una canzone di De Andrè, il rumore di un bastimento che parte verso mete, di guerra o di pace, lontane, i misteri che si nascondono in quelle strette viuzze, impenetrabili anche al tempo che scivola sempre più lontano.
Ha un grande fascino, Genova, difficile però da percepire per il forestiero come me che , saltuariamente, vi si avventura.

red ha detto...

Eppure sei perfettamente in grado di leggerla questa città. Mi permetto di affermarlo con una certa sicurezza perché ho visto innumerevoli foto scattate da te durante i tuoi viaggi nella provincia. Ho visto come sai cogliere il dettaglio, come sai osservare da una prospettiva discreta, quasi nascosta. Credo che Genova vada guardata e viaggiata e sentita proprio così.