Saccargia

Poi prendi per Saccargia, e a mano a mano che ti avvicini vedi il campanile della Santissima Trinità sorgere dalla collina come un sole. Stare al suo cospetto è qualcosa di straordinario, è come stare davanti al tempo trascorso e vederlo tutto insieme, vedere la sua solennità. C'è qualcosa di estremamente umile nella grandezza della Sardegna. È il suo modo di offrirsi allo sguardo, all'anima inquieta. È il suo rimanere ferma, paziente, ad aspettare gli uomini. La porta della Basilica era chiusa quel giorno, l'affresco più antico della Sardegna è rimasto nella penombra del vento e non si è fatto vedere, incantando così la mia anima in un dialogo di attesa struggente. Poi c'è questo film di Monicelli, Proibito, e questa scena di sessantadue anni fa: un arrivo quieto e rispettoso e Mel Ferrer che sospinge la porta e schiude la penombra e l'affresco, paziente e fermo al suo posto. Saccargia è ancora così. Solo l'asfalto a segnare il tempo passato. All'interno, i restauri hanno restituito vigore ai colori e solennità, il restauro è un importante atto d'amore. Io però spero di poter oltrepassare la porta in penombra, per sorprendere i secoli, la storia, per toccarla un istante, anche la storia che Monicelli trasse dal romanzo di Grazia Deledda, la voce che Nazzari diede a Costantino Corraine, il luccichio dei bottoni d'argento del costume di Ittiri, indossato con grazia dalla bellissima Lea Massari...

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4 commenti:

Costantino ha detto...

Confesso di non essere mai stato in Sardegna e, con il decorrere del tempo, di cominciare a temere di non andarci più. Anche per non profanare, con il mio turismo occasionale e distratto di chi mette una bandierina sulla cartina di una località e prosegue oltre dopo aver comprato due cartoline, la sacralità di luoghi che vantano secoli, se non millenni, di storia e di magia.
La Sardegna nascosta al turismo di massa che mi sarebbe piaciuto vedere.

Anonimo ha detto...

La Sardegna costiera è la più esposta e perciò la più contaminata. E'aperta al navigatore occasionale, che talvolta sceglie di diventare stanziale, è ibrida nelle facce, negli usi, è cosmopolita, è un vermentino fresco.
La Sardegna costiera è la cornice. Ma nel quadro il dipinto sta all'interno. I boschi umidi, i borghi di granito pieni di comignoli sempre in funzione, i silenzi, i profumi di cisto, liquirizia, mirto e rosmarino, i misteri, le rudezze, il pane appena sfornato, i risvegli con la tortora al posto della radio, il vino robusto di proprietà.
Poi arriva l'inverno. Il dipinto perde la cornice e anche la Sardegna costiera si riappropria dei suoi spazi ampi, della risacca, dei gabbiani scontrosi che si lasciano cullare dal mare cristallino al tramonto, dell'ombra dei ginepri che si allunga sino all'acqua.
D'inverno, sulla sabbia le impronte restano per giorni, sino a quando il vento non decide di rimodellare le dune.
Saccargia è un antico pianoforte di marmo e basalto, depositario di un suono mistico, che esiste da sempre. Un luogo senza tempo, cosa ricorrente in Sardegna: si pensi a S.Pietro di Sorres, ai nuraghi, ai pozzi sacri, alle tombe dei giganti e all'isola dell'Asinara.
E' lì che va cercato il segreto della Sardegna.
MS

red ha detto...

Ciao Costantino, grazie del tuo commento, è sempre un piacere leggere le tue riflessioni, grazie di visitare ancora questo posto. Un saluto

red ha detto...

Ciao MS, splendido il riferimento alla cornice e al suo quadro. Cercare, sì, in Sardegna si va per cercare, diverse "cose": l'anima dell'Isola, la propria, lo scorrere del tempo che l'Isola sa spiegare in maniera così perfetta e semplice da far svanire persino la paura che il tempo finisca. Pavese scriveva "Finché ci saran nuvole sopra Torino, sarà bella la vita". Prendo a prestito questi versi, per la mia consolazione: finché ci sarà Sardegna sopra il mare, sarà bella la vita. Grazie di leggere e di scrivere, di cuore.