Le copulette di Ozieri, il Thai Chi e la Via dell'Amore


Ieri a Monterosso il sentiero per Vernazza era una ferrovia: due treni lunghissimi di vagoni a due gambe che si sfioravano appena nel loro andare e tornare. Quando sono deserti, i sentieri a picco sul mare permettono di osservare panorami struggenti o di cogliere al volo dettagli di uccelli, di rami, di raggi di sole, nitidi contro il blu profondo del mare; ma quando sono pieni di gente, pieni di umanità, allora si possono vedere cose ancora più struggenti e misteriose, tratti semplici di bellezza che le persone portano addosso, spesso senza saperlo. La ragione comune di essere in un dato posto concorre in modo determinante alla fioritura di questi tratti bellissimi sulle facce della gente. Non è lo stesso se si passeggia nel posto in cui si vive, per quanto bello sia, perché la bellezza delle espressioni viene distratta dai pensieri, dall'interrogativo grande che genera il desiderio di partire o di rimanere. Le Cinque Terre invece sono uno di quei posti della Terra in cui le persone sentono il desiderio di stare per un po', ogni tanto, per un giorno o pochi di più e mentre percorrono i sentieri di questa splendida costa fatta di rocce e di alberi che si tuffano in mare, hanno negli occhi e nell'espressione del viso un desiderio così grande di far parte di tutto quel blu e quel grigio di pietra e ulivi da sembrare appartenere alle Terre prima ancora che alla Terra e gli occhi azzurri, a mandorla, la pelle nera, bianchissima, i capelli crespi, lisci, biondi, rossi, sono identità comune, ricchezza cromatica di forme, la stessa delle macchie di giaggioli, violacciocche, eriche e mirto e ulivi e rosmarino e limoni, disseminate sui muri e sui poggi fra le ultime case, davanti al mare. Ieri la gente era bellissima mentre saliva la scalinata di pietra ripidissima e stretta del sentiero; era costretta dalla conformazione del terreno a guardare dritto negli occhi la gente che con altrettanta bellezza scendeva la stessa scalinata. Qualcuno cercava, forse inconsciamente, di spezzare quel momento così emozionante e destabilizzante lanciando gridolini di allarme per un sasso scivoloso, o per un insetto assonnato sul ciglio del sentiero, ma la maggior parte della gente non si lasciava distrarre da quei rumorosi pretesti e proseguiva in silenzio, respirando profondamente e parlando con gli occhi agli occhi che aveva di fronte a ogni passo diversi. Era tutto un chiacchiericcio ieri, su quel sentiero silenzioso. E non si sarebbe potuto dire da dove ognuno arrivasse, o meglio si poteva vedere che ognuno arrivava dal proprio ultimo passo. Mentre salivo verso Vernazza pensavo che c'è un cammino, un sentiero in ogni cosa e pensavo al Thai Chi che sto imparando, ai passi necessari per poterlo percorrere e al modo indicibilmente bello con cui ogni suo movimento mi insegna a contare il tempo, con dolcezza struggente, con consapevolezza. E pensavo al sapore delle copulette di Ozieri che avevo assaggiato solo poche ore prima e per la prima volta, al sapore morbido, intenso, ricco e al suo svanire, evaporare quasi nel caldo della bocca e al passo successivo, al boccone successivo e all'ultimo, che lascia il cuore pieno di meraviglia e soddisfatto per aver camminato insieme alla bocca, sotto quel piccolo lenzuolo bianco fatto di niente.


5 commenti:

Barbara ha detto...

Tu hai uno sguardo sul mondo... lo invidio e mi spaventa... un po'. O forse no: sono questa consapevolezza e questa capacità di tradurre lo sguardo in parole che mi spiazzano, perché in fondo ognuno vorrebbe essere osservato da un occhio acuto e benevolo... a trovarne.

Costantino ha detto...

Ci andavo, a Vernazza, parecchi anni fa, partendo sempre da Sestri Levante e sempre rigorosamente in treno.
Quel continuo susseguirsi di luce e di buio (le gallerie) i sembravano una metafora, o forse meglio una parafrasi della vita.
A distanza di molto tempo, mi rimangono impressi la magia del paesaggio ( indelebile) e, quasi svanito, il gusto del vino.

Costantino ha detto...

Chiedo scusa per l'errore grammaticale presente nel commento ( scrivo sempre, per abitudine, di getto).

red ha detto...

Ciao Barbara, bellissima signora! Grazie di essere passata e dei pensieri che hai scritto. Un bacio grande.

red ha detto...

Cotantino, grazie di scrivere qui e di farlo di getto, ha un grande valore per me. Il susseguirsi di luce e buio delle gallerie...lo hai definito una parafrasi della vita...definizione stupenda! La porterò con me ogni volta che tornerò alle Cinque Terre. Grazie...grazie di condividere la tua ricchezza.