Trasportare



Per mia inclinazione identifico sempre la bellezza con l'inconsapevolezza. La Bellezza, per me, è più vera quando non sa di esserlo o quando non sa di essere vista. Da piccola trascorrevo ogni estate un peridodo di vacanza nella casa della mia nonna paterna. Era un posto incredibile, per me, pieno di tracce di un passato che oggi a mia figlia sembrerebbe arcaico, se potesse vederne quei piccoli segni. Arrivavamo là, sul crinale del monte con l'automobile ma, una volta scesi, tutto intorno a noi testimoniava abitudini diverse, ignare della possibilità di spostarsi senza misurare i passi. Nel tratto di mulattiera lastricata, che dalla strada asfaltata portava alla casa di mia nonna, incontravamo sempre donne del posto, di età indefinibile per me allora, che percorrevano quei sentieri trasportando carichi pesanti con una grazia innata che mi colpiva ogni volta profondamente. Erano contadine che portavano grandi gomitoli d'erba profumata fino alle stalle, alle loro "bestie", o fascine ordinate di legna di erica e d'ulivo per i forni e le cucine e quasi sempre trasportavano quei pesi sulla testa, in meraviglioso equilibrio, raramente sulle spalle. Era solo lo svolgimento di un compito, faticoso e quotidiano, eppure quello che mi è rimasto di quegli incontri ha ben poco a che vedere con la fatica. Le donne trasportavano l'erba dentro grandi scampoli di stoffa che per l'usura aveva perso del tutto o quasi il colore. Avevano una maniera di legarne le estremità in nodi saldi eppure morbidi e così facendo l'erba frusciava al ritmo del loro passo cadenzato. Un profumo aspro e dolcissimo si liberava ad ogni passo e i fili d'erba spada o certi fiori dagli steli lunghi uscivano dalla stoffa e ricadevano giù, come i loro capelli raccolti che ho sempre immaginato profumati d'estate. Erano bellissime quelle donne e mi tornano in mente quando, come oggi, ho necessità di recuperare un modo efficace, sicuro, di trasportare la bellezza, di portarla con me fino a sera. Col tempo ho pensato spesso ai libri come a fasci d'erba tagliata o di legna, per ardere: un raccolto veloce, immediato, benedetto, di ciò che è germogliato e sbocciato nella sensibilità di un autore e i libri mi sono sembrati spesso proprio come quei "mandilli" annodati con grazia: contenitori improvvisati ma efficaci per trasportare la bellezza più interiore. Ci sono molti modi di trasportare la Bellezza di cui abbiamo bisogno e quando lo facciamo, io credo, tutti noi siamo bellissimi come lo erano quelle donne, mentre portavano alle stalle un po' dei prati su cui avevano camminato, su cui si erano sedute e avevano riposato.  Anche le persone che passano da qui e si fermano anche solo un po', mi ricordano quelle donne sul sentiero: ho scritto questa piccola riflessione per invitarle a fermarsi un momento, sul passo in discesa o in salita, come facevano quelle donne percorrendo quelle antichissime connessioni di pietra. Alcune salutavano soltanto, spalle e colli eleganti, tesi sotto l'ombra di quei giganteschi cappelli di fieno; altre si fermavano e sorridevano parlando del tempo, del grano, dell'uva, delle olive che avevano fatto scivolare dal ramo alla tasca del grembiule; altre ancora posavano a terra il loro carico  e raccontavano cose importanti, difficili da condividere o troppo gioiose per poter essere  dette senza scuotere il capo o annuire o piegarlo sorridendo, maliziose; tutte però riprendevano la strada diligentemente, come scolari che imparino a scrivere dentro il limite dei margini di un foglio. Mi piacerebbe che voi che passate da qui, da anni, da poco o per una sola volta, descriveste come portate con voi la Bellezza di cui avete bisogno: quale forma ha il fagotto che portate in testa, quale suono, quale consistenza. Nessuna delle donne che incontravamo allora spiegava mai a cosa servisse il contenuto del suo carico. Questo mi insegnava la discrezione, l'intimità inviolabile e mi lasciava addosso la sensazione che la buona ragione di quel trasportare, con fatica, con ostinazione bellissima, avesse un grande valore anche per me. 



Patzy:

 - I tuoi post sono , per me , una sfida idiomatica ! Haha! Ci proverò ... Molti anni fa , quando avevo appena 18 anni, ero in collegio e come parte della mia carriera , studiavo "estetica" . Ricordo che nella prima prova , per la quale aveva studiato duro, sai : Kant . Heidegger , Aristotele , ecc, ecc , ero di fronte al tavolo d'esame con un sacco di paura , che poi crebbe quando l'insegnante mi ha chiesto : "cosa é la bellezza è per voi ? !" Immagina , né Kant , né di Heidegger , non ad Aristotele ! PER ME ! A 18 anni, si può dire che cos'è la bellezza ? Tu stessa lo hai insinuato quando hai scrito " a mia figlia sembrerebbe oggi arcaico" ... Ovviamente , nel corso degli anni , nemmeno oggi non saprei dire che è la bellezza per me, perché , probabilmente , mi metterei in tremendo " berengenal "( come si dice qui su qualcosa di complicata come un misto di melanzane ) . Ma ti posso dire , però, che io cerco di portare la bellezza delle piccole cose , nei piccoli eventi quotidiani . Sarà l'età , forse ! Io di solito vado per le strade di Buenos Aires guardando "sopra". Mi godo dei pochi uccelli che solcano i cieli , i cornicioni dei vecchi edifici storici e immagino le vite che avrano trascorsi nelle loro ombre , preferisco ammirare le piante e fiori, sentire sia il rumore dell'acqua, come il suono del silenzio. Ma non è tutto, poi come io amo la fotografia e anche dipingo, faccio a combinare entrambi gli hobby e catturo quello che vedo, ma senza nessuna telecamera, solo nella mia mente, e poi ci provo, quando torno a casa, di volcarlo su una tela (perché non so se sai che dipingo!). Quindi non mi accontento solo di guardare la bellezza, ma anche provo di catturarla, non so se ci riesco, ma mi piace, proprio come te, nei ricordi che ci hai raccontato. (sará questo che hai domandato? Chi lo sá! Ma é proprio questo, quello che il tuo scrito ha ispirato in me! Abbraccio, Red. -


Soffio:

-  Come é difficile scrivere della bellezza senza cadere in luoghi filosofeggianti che magari non si sono mai sperimentati. La bellezza è sotto i nostri occhi quando guardiamo qualcosa di molto bello, nella natura, in un quadro, in un animale variopinto. Ma la più bella bellezza è quando possiamo aprire l'Anima, quando sentiamo che la situazione, o la persona che in quel momento stà con noi ci permette di toccare quello stato, quel qualche cosa, quella energia che nessun altro ci ha consentito. La bellezza é stare tra le braccia di una persona. La bellezza é nella natura ma non ti abbraccia. Una persona ti abbraccia, e se con quella persona puoi sentire che tutto il resto non esiste, che sei unico, che di quella persona puoi fidarti, che a quella persona puoi dire quello che fino a un minuto prima non avresti detto neppure a te stesso, allora sei nella bellezza dell'Anima. Allora sei "oltre", puoi piangere di gioia e non riesci a fermarti, e neppure vorresti fermarti. E quella persona ha oltrepassato i tuoi confini, le barriere che accuratamente sono state erette e tenute ben salde, e non le ha viste, ha messo una mano sull'Anima e in un attimo a scoperchiato i cassetti che tenevi ben chiusi.Quella persona é bellissima e tu sai che non é vero, non é bellissima ma non ti importa, é davvero bellissima, fuori dal tempo e dallo spazio, e quello che fa é bello, quello che dice é bello, come lo dice é bello. E verrà mattina, ci si dovrà alzare, si dovrà sellare il cammello, preparare la sacca, passare il panno davanti al volto per ripararsi dalla sabbia che impietosa frusterà il volto. Si dovrà affrontare un altro pezzo di deserto, ma una prossima oasi sarà bellissima se sarà ad aspettarti. - 


Anto:

- La cosa più bella della bellezza è che sa essere trasversale e fortemente democratica.
La bellezza oggettiva che tutti riconoscono come tale, risponde ai canoni estetici, comunemente riconosciuti, del bello.
"Quando giudichiamo bello un oggetto, un'opera d'arte, una persona, un paesaggio, nel nostro giudizio si manifesta qualcosa che 'sentiamo' e che nello stesso tempo - come dimostra la Critica del giudizio (1790) di I. Kant - non riusciamo a 'dire', ovvero a definire, in termini logico-concettuali. Giuseppe Di Giacomo"

Infatti, non riusciamo a dire perchè ci piace...
Ecco la bellezza soggettiva che ci lascia liberi di vedere belle le nostre non bellezze.
Ed ecco che è il nostro sentire personale che ci fa vedere bello tutto ciò che a noi piace. Per me per esempio il bello sta nell'imperfezione, incredibile no?!

La soggettività di vedere la bellezza ci rende tutti "possibilmente" belli.

Ed ecco che siamo liberi d'innamorarci del campanaro di Notre Dame, o dei quadri di Ligabue o del piccolo punto bianco che interrompe una foglio completamente nero. Di un albero nato storto, delle mani di un vecchio rovinate dal lavoro e dell'abbraccio alla sua donna, dal volto rugoso e sfatto, illuminati, entrambi, da un bellissimo, sdentato, sorriso... -


 

Mansardo:

 Io non riesco a scindere la bellezza dall'emozione. Qualcosa o qualcuno è bello se mi emoziona, se non mi lascia indifferente. Il fattore estetico è soltanto uno degli elementi che compongono il concetto di bellezza e, probabilmente, nemmeno il più determinante. Quando si dice "una bella persona", il riferimento a canoni estetici è del tutto superfluo.C'è molto di più. E' qualcosa che ci tocca, che ci colpisce.Il luogo comune "non è bello ciò che bello, ma è bello ciò che piace" nasconde una grande verità: la bellezza è inutile se non emoziona, se ci lascia uguali a come ci ha trovati. Cioè la bellezza è uno stato mentale, è una carica di esplosivo che sta negli occhi di chi guarda o nelle orecchie di chi ascolta, ma ha bisogno di un detonatore, di una scintilla, altrimenti non fa scattare l'emozione, non lascia il segno. Quando diciamo "è una bella musica, ma..." "è un bel dipinto, ma..." siamo cortesi, garbati, talvolta elusivi. Non emozionati. La bellezza in se e per se non è un valore, è un requisito disinnescato, formale, al quale si potrebbe dare tranquillamente un altro nome.E allora qual è questo detonatore, questo comburente senza il quale la bellezza è soltanto un bel caminetto senza fiamma?E' il fascino.La bellezza senza fascino è muta. Una vela perfetta, senza vento resterà perfetta ma inutile. E non ci farà spostare di un centimetro.Inconsapevolezza, diceva giustamente Lory.Involontarietà, aggiungo io. La bellezza non deve essere forzatura, frutto di calcolo. E' spontanea. La costruzione della bellezza è il tentativo di conferire fascino a qualcosa che non ce l'ha. Niente è più istintivo e naturale del fascino. A un fiore finto puoi aggiungere il profumo, ma sarà comunque finto.Ha ragione anche Anto, il bello sta nell'imperfezione.La perfezione è noiosa e fredda, non emoziona perchè tende a creare una frattura tra se e noi. E' terribilmente statica e definitiva, incapace di sorprendere, senz'anima.La vera bellezza, piena di fascino, sta nell'armonia dei difetti, in un sistema equilibrato di imperfezioni che si completano e trasmettono emozioni. E' materia viva, mai scontata, mai prevedibile.

4 commenti:

red ha detto...

Sì, è proprio questo che desideravo! Grazie Patzy, per esserti fermata a raccontare di te e della Bellezza, un forte abbraccio!

red ha detto...

"...la più bella bellezza è quando possiamo aprire l'Anima", grande, appassionata definizione! Mi piace l'idea che esista una bellezza più bella, la tua definizione la umanizza e quindi la rende più vicina, più possibile. Grazie Doc!

red ha detto...

L'ultima parte del tuo scritto, Anto, è una spiegazione, no, una dimostrazione di come l'imperfetto sia bellezza e la si ammira proprio nelle tue parole che sono poi il tuo sguardo sull'albero nato storto o sulla vecchiaia dei gesti...grazie per averla mostrata anche qui, confesso che ci speravo tanto! Un grande, affettuoso abbraccio.

red ha detto...

@ Mansardo

Il vento come fascino di una vela...che meraviglia..Ogni volta che regali a questo blog le tue parole, per me è come trovarmi davanti a un dono, che mi riempie di gioia perché lo ricevo e mi riempie di meraviglia, perché sorprende la mia anima impreparata. Grazie.