Atlante vivente



Da piccola avevo un libro che amavo sopra ogni altro; passavo interi pomeriggi a sfogliarlo, a percorrerne le pagine con gli occhi, incessantemente. Era un vecchio atlante geografico, dalla rilegatura piuttosto consunta. La copertina rigida telata aveva i bordi slabbrati e le pagine, legate fra loro da un filo ormai privo di tensione, sporgevano da questa quasi a voler scivolare via. Lo portavo spesso con me, ma mi piaceva anche fingere di dimenticarlo nella libreria, per assaporare il piacere di aprirlo e scoprire che era diverso da prima, nuovo. La parte che preferivo sfogliare era quella dedicata ai gruppi etnici principali della specie umana, alle loro caratteristiche somatiche, usi e costumi come si studiava allora nei sussidiari delle "medie". Mi piaceva guardare le fotografie delle donne africane, le varie tribù, i tuareg, cinesi, indiani, aborigeni dagli insospettati capelli biondi, un vero mistero allora per me. Oggi mia figlia sente spesso citare queste parole, nomi di etnie, razze, purtroppo spesso nei telegiornali associate a guerre o disastri ambientali. Temo che questo possa condizionare la sua visione del Mondo. Paradossalmente l'abbondanza di informazioni e i mezzi tecnologici da cui le arrivano possono fornirle un'idea dell'Umanità meno reale, meno prodigiosa e sacra di quanto un vecchio atlante sdrucito potesse fare con me. Fortunatamente per noi, però, esiste quel fenomeno doloroso, controverso eppure meraviglioso che si chiama immigrazione. Grazie ad esso la scuola che mia figlia frequenta risplende di bambini di molte parti del Mondo. Sono così meravigliosamente diversi fra loro, eppure tutti uguali. Ridono con la stessa luce nello sguardo ma ognuno ha nella voce una nota diversa, lontana, nuova. E l'immigrazione, orrenda parola o forse solo inadeguata, ci porta questa musica alla soglia di casa. Così può accadere che un pomeriggio di fine marzo, mentre mia figlia ed io camminiamo lungo il fiume godendo i raggi del sole già caldo, nel via vai di biciclette e atletici camminatori, vediamo passare davanti a noi una figura che non compare semplicemente, ma davvero ci appare, come un piccolo palpito di Bellezza. È un ragazzo di indubbia origine africana; indossa una tuta da ginnastica e scarpe da maratoneta. Attraversa il nostro cammino di corsa, a passo regolare e agile, come di chi corre per agonismo o preparazione atletica. Dal suo saluto ad alcuni ragazzi fermi lì nei pressi comprendiamo che è quasi certamente nato in Italia; un immigrato di seconda generazione, direbbero al tg. Ma quello che ci colpisce, come un vento improvviso, costringendoci a fermarci e ad ammirare quello spettacolo di Bellezza, è il suo modo di correre. Tiene il corpo eretto, con una rigidità  armoniosa. Le falcate sono regolari e non richiedono alcuno sforzo apparente. Sembra rimbalzare sull'asfalto con una leggerezza di danzatore. Il suo braccio sinistro è piegato a novanta gradi e accompagna la falcata con un lieve ritmare del polso; il braccio destro è disteso lungo il fianco, rigido quasi eppure elegante, come se in quella mano portasse una lancia sottile e lunga quanto la sua figura. La testa è alta, la fronte esposta, gli occhi guardano il mondo da un'altezza superiore. Riconosciamo in tutto questo insieme armonico la Bellezza dei Masai. Questo ragazzo porta con sè, vivendo, la traccia genetica della sua cultura d'origine, profonda, bellissima. Mentre si allontana e scompare oltre le auto posteggiate mi pento di non averlo fermato, di non avergli chiesto il nome, la sua origine. Spero di incontrarlo ancora. Vorrei dirgli ciò che ho visto. Vorrei mi confermasse che sa quanto è prezioso quello che porta nel Mondo, anche solo correndo. Sarebbe una dichiarazione di Speranza. Sarà.

11 commenti:

enzorasi ha detto...

Ciao Red, il tuo post merita una lettura più attenta di quella che posso dedcargli ora. Sono semplicemente sfatto: Omologazione non rchiesta ( in toto o a pezzi) è di uovo in rete e ci tengo a comunicartelo. A presto

red ha detto...

Grazie Enzo, sono andata subito a visitare le varie case sull'acqua e non...le tue parole erano attese, lo sai, finalmente ora sono qui. Grazie, per tutto.

ariodante76 ha detto...

Cara Red,
Well, here we have further proof that we are, indeed, kindred spirits. As a child, I remember looking at encyclopedias very often, to the surprise of some, and the dismay of others. Unfortunately, some thought that such activity was laziness; fortunately, my parents were not of this conception. In fact, my father gave me a subscription to National Geographic magazine, when I was a child. It was during the late Eighties, and today I still vividly recall many covers and photographs within... a close-up of a geisha's painted lips, with a soybean delicately poised between two chopsticks; the Wodaabe tribe of Africa, whose men painted their faces ornately to attract their future spouses; a Mayan teenager, with a face so quintessentially Meso-American, emerging from a river; and, most famously, the Afghan girl with the bewitching eyes, a photograph so iconic that it became the Mona Lisa of photography.

Perhaps if we can open our eyes to the Beauty of our diversity, we can learn to find the inherent worth in all Peoples, regardless of the unfortunate conflicts and wars we so often encounter on television, online, and in the printed media.

With sincere affection,
Daniel

ariodante76 ha detto...

Ah, I also thought of the series of Bach cantata recordings, from which I have been recently uploading videos to YouTube. Iconic faces from all around the world... the Beauty of all cultures.

http://www.amazon.com/s/ref=nb_sb_noss?url=search-alias%3Dpopular&field-keywords=bach+cantatas+gardiner

enzorasi ha detto...

Ricordi l'assioma di Einstein? Non esistono molte razze sul pianeta ma una sola razza, quella umana.
Per un crudele paradosso l'umanità va contro corrente e contro se stessa! Non si ama e si combatte, aggredisce il fondamento della nostra sopravvivenza quello di essere tutti fratelli. Il ragazzo masai corre via lasciando un'impressione di bellezza estranea alle mediocrità temporanee delle ideologie che masticano odio e chiusura. Correndo si salva e ci salva perchè talvolta diamo più ascolto un frusciare di vento improvviso che ad una ovvietà palese.

Roscio ha detto...

Forse ormai siamo tutti immigrati od emigranti, non soltanto da un punto di vista geografico, ma anche emotivo. Andiamo in cerca di qualcosa che probabilmente non troveremo. Ci affanniamo senza guardare al nucleo della vera essenza

adamus ha detto...

Le società multietniche ormai sono una realtà e per quelli che la pensano come Noi è sicuramente una ricchezza.
Mi hai fatto venire in mente la maratona... Da ex maratoneta che sono la nostalgia è tanta.

Ciao, Ti auguro una serena Pasqua a Te e Famiglia.

red ha detto...

Hi dearest,
grazie per le tue considerazioni e i tuoi dolcissimi ricordi e grazie per il link ai file di Bach...music, in its structure of different notes, is a perfect metaphor of the richness and many-sided beauty of mankind.
Ti abbraccio

red ha detto...

Enzo,
molto giuste le tue considerazioni...molto bello il pensiero di essere salvati dalla semplicità di un gesto umano.
Grazie per averle lasciate qui.
Un caro saluto e a presto

red ha detto...

Roscio,
grazie per la tua presenza e le tue parole, ma ancora di più grazie perchè posso conoscere il tuo lavoro. Ho fatto un salto sul tuo blog, ma ho dato solo uno sguardo veloce. Mentre pensavo che tornerò presto e spesso a leggerlo, mi ha colpito una citazione che hai inserito nel tuo ultimo post: "Dio è nei dettagli". La porto qui, come colta estensione del mio modo di vedere le cose e come espressione di concreta speranza. E ti ringrazio per aver incrociato il mio cammino.
A presto

red ha detto...

Sai Adamus,
più ti conosco e più sono contenta di averti incontrato in rete. La tua voce la nobilita.

Tanti Auguri a te e ai tuoi cari di una Pasqua di pace e serenità.