Viaggio in Italia in compagnia di Goethe

Paolo Caliari, detto il Veronese, Autoritratto

Verona...lascerò con un velo di triste nostalgia questa splendida città. L'ho attraversata con Goethe, passeggiando lungo le sue vie, osservando la gente che per le strade trascorre tutta la giornata, lavorando o divertendosi con poco. Camminando in mezzo a questa varia umanità di ogni ceto sociale, ho goduto dei commenti del mio compagno di viaggio, che sta diventando sempre di più la mia guida. E' proprio dal suo entusiasmo che mi lascio guidare; lascio che siano la sua passione per l'arte e la sua curiosità a condurmi e sui suoi passi tutto assume nuovi contorni, nuovi colori illuminano le scene cittadine...ho la sensazione di passeggiare in un dipinto di genere.
Questa mattina Goethe mi aspettava sulla porta della locanda, impaziente di terminare la visita alle raccolte d'arte della città; indossava un paio di scarpe basse, al posto degli stivali di notevole fattura che porta di solito;  accortosi del mio sguardo interessato, dopo avermi dato il braccio ed esserci incamminati verso la Galleria Gherardini, mi ha confessato che i suoi amati stivali erano stati per lui motivo di riflessione sul carattere dei veronesi <<...benché attenda con molta negligenza ai fatti suoi, il popolo bada però con occhio acuto ai fatti altrui. Così ho potuto notare fin dai primi giorni che tutti osservavano attentamente i miei stivali, non essendo qui l'uso di portarli nemmeno nell'inverno, quasi una calzatura di troppo lusso. Adesso invece che porto scarpe basse, nessuno mi bada più. Ma ho notato con sorpresa che stamane, di buon'ora, mentre la gente andava e veniva con fiori, legumi, agli e non so quali altri prodotti del mercato, non mancava di osservare un ramoscello di cipresso che io tenevo in mano.>> Intanto siamo giunti alla galleria Gherardini, entrarvi è come un viaggio nel viaggio: Goethe si entusiasma di fronte ai dipinti dell'Orbetto, mi dichiara sottovoce, con il garbo che sempre dimostra di fronte all'Arte, il suo amore per i pittori minori, che sta scoprendo proprio in questo itinerario italiano. Definisce il patrimonio artistico italiano un cielo stellato in cui, a mano a mano che ci si avvicina << incominciano a brillare anche gli astri di seconda e terza grandezza, e ad uno ad uno tutti si presentano come facenti parte dell'intera costellazione, allora il mondo ci appare più grande e l'arte più ricca.>> Sorrido, estasiata dalla delicatezza delle sue parole, ma lui già mi sospinge dolcemente verso una tela che lo ha colpito particolarmente: raffigura Sansone addormentato in grembo a Dalila, la quale con soave fermezza accenna il gesto di afferrare le forbici, poste su un tavolo lì accanto, per compiere il tanto sospirato taglio delle chiome. Da una finestra aperta si sente il brusio della gente in strada aumentare d'intensità, voci impazienti di donne richiamano bambini scalzi e scalmanati, gli ultimi venditori stanno per ripartire coi loro carretti quasi vuoti...campane insistenti portano il mezzogiorno tra le tele della Galleria; usciamo nel sole, appagati dalla visione di tutti quei capolavori e il mio compagno mi annuncia esultante che nel pomeriggio andremo a visitare il Palazzo Bevilacqua...spero vivamente in un pranzo abbondante.



Nel silenzio del primo pomeriggio il cinquecentesco Palazzo ci accoglie, mostrandoci i suoi tesori. Goethe è impressionato dalla  tela  dipinta ad olio dal Tintoretto, intitolata "Il Paradiso". Percorre incessantemente la sua lunghezza, di oltre tre metri, osservandone attentamente i particolari, poi si allontana per godere di una veduta d'insieme e nuovamente si avvicina, attirato da una figurina  laterale: nel rivelarmi che si tratta di Eva, mi confessa di considerarla la più bella figura di tutto il dipinto e aggiunge <<...certo, per ammirare tutto questo e per provare una vera gioia, bisognerebbe possedere il quadro e tenerlo innanzi agli occhi tutta la vita.>> 


Anche i busti piacciono molto al mio compagno di viaggio e qui ne possiamo ammirare una bella collezione, non posso trattenere una risata quando egli commenta il restauro effettuato sui nasi di alcune teste di imperatori romani... Nel lasciare il Palazzo Bevilacqua, di cui Goethe mi fa apprezzare l'elegante architettura, continuiamo a commentare i ritratti del Veronese che abbiamo potuto ammirare nella quadreria. Usa il sostantivo "venerazione", per descrivere ciò che prova davanti ad un capolavoro di questo grande pittore manierista e nel farlo il suo viso si illumina per l'entusiasmo, i suoi occhi brillano come pervasi da un piacere intenso e conosciuto. Probabilmente è la mia espressione piacevolmente sorpresa che lo spinge a sussurrarmi <<Venerare con piacere, anzi con gioia il grande ed il bello è nella mia indole; e il potere di educare questa mia inclinazione naturale al cospetto di così splendide opere d'arte, giorno per giorno, di ora in ora, è la più deliziosa di tutte le sensazioni.>> Poi, nuovamente sottobraccio, riprendiamo a passeggiare. La sera è scesa sulla città quando rientriamo alla locanda, lasciando le vie che si riempiono nuovamente di gente per il divertimento serale. Ci salutiamo augurandoci la buonanotte: ceneremo nelle nostre stanze come ogni sera e poi riposeremo, perchè Goethe è molto mattiniero e la partenza per Vicenza è prevista per le prime luci dell'alba. Chiudo a chiave la porta della mia camera e tolgo le scarpe: i miei piedi sono stanchi e doloranti. Esco sul balcone per ammirare ancora una volta la bellezza di Verona; da dove mi trovo posso vedere la finestra della camera del mio compagno di viaggio, illuminata ancora dalla luce delle candele che proiettano l' ombra di Goethe, tremula ma immobile, sulla parete. Intuisco che probabilmente sta scrivendo il suo diario, come ogni sera, raccogliendo le impressioni che questa città bellissima gli ha suggerito: i capolavori dei grandi Maestri e dei minori, gli scorci pittoreschi pieni di vita, le splendide architetture dei palazzi dagli eleganti porticati, purtroppo quasi sempre invasi da immondizia e usati dal popolo per scopi non propriamente nobili...e i magnifici cipressi plurisecolari del giardino Giusti, sotto i quali Goethe mi ha raccontato dei giardini del suo Paese, dove i cipressi non si trovano e sono sostituiti dai tassi, potati  a punta per imitarne la svettante eleganza. Rientro e chiudo le imposte, domani proseguiremo il nostro meraviglioso viaggio, buonanotte Verona...




Brani tratti da
Viaggio in Italia
1786-1788
di Johann Wolfgang Goethe
nella traduzione di Eugenio Zaniboni
Titolo originale dell'opera: Italienische Reise

3 commenti:

BocchiglieroOltre ha detto...

Il libro in questione è uno dei pilastri della letteratura antropologica, perchè ci riporta l'Italia di quel tempo e ci arricchisce ancor più
grazie Red

red ha detto...

Ciao, ultimamente viaggio molto con la fantasia...sapere che non sono la sola a divertirmi mi fa davvero felice! Grazie a te di cuore e buon inizio settimana!

orso - homine de su marghine.. ha detto...

ciao red.scusa se non faccio commenti su questa foto..ma la tavola imbandita mi pare il posto ideale per un caffè..buona giornata ciao frà..