dieci anni

Paul Cezanne, Maison dans la campagne aixoise (1886)


Sono passati dieci anni da quando ho aperto questo blog. Dieci anni di fughe attraverso le stanze e di incontri con tante persone che sono passate da qui. Tutto è cambiato da allora, così tanto che mi chiedo se abbia ancora senso scrivere qui. Ho davvero ancora bisogno di volare via? Ho davvero ancora un posto da cui voler volare via? Il tumore mi ha aiutato a fare ordine: metodo drastico, ma evidentemente non ne avevo altro. Credo sia giusto chiudere questo posto. È come una vecchia casa in cui ho abitato. Mi ha dato molto, mi ha aiutato, perfino protetto, proprio come una casa, ma ormai abito altrove e non ha più senso tornare qui. Niente messaggi per i viandanti, però, niente traslochi. Spegnerò le luci, chiuderò porte e finestre. Addio Fuga di stanze, e grazie per tutto il bene.

4 commenti:

valeria ha detto...

grazie ..buon cammino.

red ha detto...

Grazie Valeria, altrettanto.

anto bee ha detto...

Lascia una finestra mal chiusa, così che uno spiffero lasci entrare un po' di vento - un po' di sole - un po' di polvere.

Buon viaggio Red.

red ha detto...

Ciao cara, che bello ritrovarti, grazie del commento. Quando ho scritto questo post pensavo di chiudere il blog nel senso più tecnico, forse l'unico che questa parola dovrebbe avere relativamente a un foglio elettronico. Com'è che si finisce per dare a questi fogli l'aspetto di una casa, di un giardino, di un bosco, un aspetto terrestre? Ho scritto qui per anni come fossi stata un'astronauta perduta nell'immensità dello spazio cosmico, come se avessi voluto o potuto guardare la Terra da qui, da questo foglio, o grazie a questo foglio. Dopo aver scritto questo post ho riflettuto su queste considerazioni e ho deciso poi di pensare questo blog come fosse un foglio di carta e di piegarlo, farne una barchetta come quando ero piccola, e lasciarlo andare per il mare. Mi è sembrato così di potermi separare da esso in modo più consono, più rispettoso di ciò che questo blog ha rappresentato ed è stato davvero per me. In fondo si è trattato di uno strumento di terapia. Qui ho espresso i miei disagi, le mie paure. Qui mi sono esposta a una umanità che mi ha accompagnato, gratificato e si è confrontata con me. Tramite questo strumento ho avvicinato persone da cui ho imparato, ho condiviso emozioni e sensazioni, mi sono sentita simile, ho perfino incontrato un paio di brutte persone la cui frequentazione mi ha costretta a tagliare, a far sanguinare certe parti che non volevo toccare. Brutti incontri, da dimenticare, ma utili anch'essi, come è utile una presa di coscienza dolorosa per comprendere l'entità di un trauma. Ora la terapia si è conclusa, e questo foglio, ripiegato con cura, è diventato una piccola barca. Rimangono gli incontri buoni, le persone gentili, vere, simili a me che questo foglio mi ha permesso di incontrare. Per questo torno ogni tanto a controllare i commenti, per dare loro voce, per farli emergere. Ritrovarli, ritrovarti, è come ribadire umanità, verità. È un atto dolcissimo di coesistenza. Torno solo per i commenti, per certi commenti, quelli che portano dentro nomi, parole, codici del tempo buono di questo foglio. In questo modo lascio la finestra mal chiusa, ma io direi socchiusa, perché tu e tutti gli altri possiate entrare se vi va. Unico filtro, la moderazione dei commenti, perché una cosa certamente ho imparato da tutto quello che ho annotato qui: solo io ho la chiave di questo posto e del resto di me. Buon viaggio a te, Anto, un abbraccio vero.