Finestre aperte



Ogni tanto devo tornarci su questi sentieri, altrimenti rischio di non ricordare da dove viene la mia visione del mondo. È facile dimenticarlo se non si vive alla sua reale altezza, se si vive a livello del mare, anche se uno se la tiene stretta. Credo che la diffidenza propria dei liguri come me venga da questo, dal fatto che ogni passo che facciamo in pianura è pensato come se fosse appoggiato con ostinazione al dirupo che precipita nel mare: il terreno si sbriciola sotto le nostre suole anche in pianura, anche sull'erba di un parco, o sull'asfalto. Anche una certa nostra immobilità, che ha portato nei secoli intere generazioni a ritirarsi nelle valli dell'entroterra, dipende da questa visione. Non perché spiccare il volo ci spaventi, tutt'altro. È che impieghiamo moltissimo tempo a scandagliare il paesaggio che abbiamo di fronte, fino a delimitare tutte le sfumature di azzurro, fino a tracciare tutti i contorni di terra acqua e cielo. È una vista che ci incanta e ci tiene lì, sospesi, riluttanti ad abbandonare il tepore confortevole di tutta questa bellezza. Sulla linea di questo orizzonte ci sta tutto: il passato, il futuro, le terre del sogno, le avventure. Il mare non è più una distanza, visto da qui, ma una via di comunicazione che si può percorrere a piedi, seguendo l'azzurrino delle correnti come fossero piste carovaniere. Affacciata a questa visione, due giorni fa ho provato una specie di gioia al pensiero che la Sardegna da questo cornicione di terra non si veda. Mi sono resa conto di tutti i modi in più che ho di guardarla, proprio grazie a questa sua invisibilità. D'inverno non saliamo mai sul davanzale di terra di questo golfo. Aspettiamo l'arrivo della primavera, come si aspetta di vedere nuovamente aperte le finestre di una casa silenziosa. Forse quassù d'inverno potremmo perfino avere paura di tutto questo spazio infinito. O forse potremmo scoprire un confine troppo lontano e ritirarci indietro oltre questi monti e dimenticare il mare.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Bellissime riflessioni, tipiche di chi vive con il mare di fronte e, soprattutto, dentro.
Tutte le volte che da un promontorio o da una scogliera, a strapiombo sopra le onde oppure ai margini della risacca, osservo il mare e, in particolare, la cerniera che unisce all'orizzonte il cielo e il mare, mi tornano in mente le parole di Franco Battiato: "La linea orizzontale ci spinge verso la materia, quella verticale verso lo spirito".
Ms

red ha detto...

Bellissimo pensiero... a me da qualche tempo tornano in mente le parole di Calvino, da quando ho scoperto che siamo vicini di casa, anzi di pianerottolo. In particolare ciò che disse a un giornalista che gli chiedeva che valore avessero al momento (1960) i suoi ricordi di ligure. Disse " Bisogna partire sempre da ciò che si è." sintesi perfetta di cosa sia per me questo paesaggio e di cosa io cerchi di fare mettendomi di fronte ad esso.
Grazie per le tue riflessioni, di cuore.