Rimettersi in viaggio

Antonio Mancini, Alla dogana (1877)



Non si smette mai di viaggiare, non ci si ferma mai. Forse per questo gli esseri umani in genere amano le partenze: deve essere un modo per assecondare il bisogno del tutto umano di credersi alla guida, di avere il controllo sullo scorrere del tempo. Fatto sta che partire è importante, e ripartire lo è anche di pù. Rimettersi in viaggio presuppone l'aver sofferto l'immobilità di una sosta forzata. Riprendere la strada è ribellione, forse quella più autentica. Vivendo si cambia la propria visione del mondo e di sé stessi. La mia è una bandierina alla mercé del Maestrale. Ora, ad esempio, mi sembra di poter dare un altro nome alla felicità. Non ho mai smesso di constatarne l'esistenza, ma non sempre ho saputo darle un nome. Ora direi che la felicità è avere una valigia e un percorso e un posto cui arrivare.

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