Compagni di viaggio


Ho cambiato casa da quasi un anno ormai. Dove abitavo prima stavo molto male. Poco prima di traslocare, quasi il trasloco fosse stato la linea di un'addizione, ho scoperto di avere un tumore. Ho vissuto nella casa di prima per sette anni, ero arrivata lì da un'altra casa, bellissima, situata sul fianco di un alto monte a picco sul golfo. Avevamo un grande giardino lassù, pieno di piante: alberi da frutto, arbusti profumati, rose inglesi, tulipani e degli iris viola che un anno fiorirono da sotto uno strato sottile di neve. Avevamo una scala ripidissima, la scala per il Paradiso, così la definì Don Franco quando venne a bendire casa la prima volta, e a metà scala un pianerottolo e sul pianerottolo un albero di limone che germogliava ad ogni primavera, nonstante le temperature rigide di lassù. Quando ci trasferimmo a valle lo portammo con noi, più per egoismo affettivo che altro, dato che non avremmo avuto un giardino. Arrivati alla nuova casa lo sistemammo lungo l'argine del torrente che scorre lì vicino, in una terra di nessuno. Si ammalò, come me. Dove viveva prima, lassù sul monte, era così forte e sano da sopportare il gelo di ogni inverno e le formiche, che usavano i suoi rami per portare al pascolo minuscole mandrie di acari addomesticati. Portava a maturazione un numero impressionante di frutti, profumati e grandi, di forma piuttosto allungata, molto belli. Sull'argine perse le foglie, l'umidità della zona lo colpì duramente. Le nostre finestre di allora affacciavano su quell'argine e potevamo vederlo. Non ho mai pensato di affidarlo a nessuno. Forse ho addirittura pensato di morire insieme a lui, lentamente, col tempo. La settimana scorsa, dopo tanto tempo, siamo scesi sull'argine richiamati dal verde acceso e lucente di un ciuffo di piccole foglie. Ci siamo accorti così che il nostro limone era ancora lì e non era morto affatto. Lo abbiamo recuperato, era ancora nel suo vecchio vaso. Non lo abbiamo rinvasato, lo abbiamo semplicemente portato sul pianerottolo della nuova casa, che è ben esposto, caldo e soleggiato. Mia figlia ha detto:- Sai che ho scoperto una cosa bellissima? Ho scoperto che le piante ascoltano e se parli con loro sono felici e crescono meglio - Come avrà fatto il mio limone a sopravvivere senza nutrimento, senza essere annaffiato, malato, per sette anni...poi ho ripensato a quelle finestre, da cui potevo vederlo soffrire, come me. E mi sono resa conto che anche lui poteva vedere noi. Forse ci ha ascoltato. Forse il suono delle nostre voci gli è sembrato il suono di casa e ha resistito. Oggi ho guardato le sue foglie, hanno cambiato tonalità di verde, sono più scure e più grandi. Sta cercando di crescere, di tornare quello che era, un bellissimo albero di limone, di tornare quello che è, come me. Sono felice che siamo ancora insieme, qui.




6 commenti:

unbrivido ha detto...

Felice che siamo ancora insieme, qui ...

Nella Crosiglia ha detto...

Red racconto fantastico e commovente, anche perchè anch'io sono passata dal tunnel del tumore, superandolo per fortuna, ma non è stato per tutti così in famiglia. Spesso mi soffermo a guardare un albero più che un altro nel giardino. E' un colloquio muto, ma vicendevole, spesso li dimentico, ma loro continuano a resistere e a diventare grandi, mentre qualcuno a me essenziale non potrà più gioirne.
Mi sono iscritta con tanto piacere , sperando anche in un tuo ricambio.Mi faresti felice.
Un abbraccio serale e grazie.
http://rockmusicspace.blogspot.it/

Nella Crosiglia ha detto...

Grazie infinite per la bellissima iscrizione che mi hai fatto sul blog..Ne sono felicisiima..vado subito a salvare il tuo nel mio roll preferiti..
Un bacio e ancora grazie!

Costantino ha detto...

Spesso un racconto ne sottende un altro, più personale, profondo, destinato a rimanere soltanto tratteggiato.
Gli alberi, i luoghi, i panorami sono delineati bellissimi, perché il lettore si fermi ad ammirare un limone, un ruscello, una casa. E non valichi un passaggio privato che custodisce un'altra storia . Perché ciascuno di noi ha inevitabilmente un'altra storia, che interessa accennare agli altri, ma poi si racconta solo a se stessi.
Ed allora mi fermo anch'io senza fare rumore accanto a quel limone, ne colgo un frutto, ne odoro una foglia, ma poi, in punta di piedi, torno indietro e rientro nel mio racconto.

Elio ha detto...

Spero che la nuova casa ti sia congeniale come la prima che dalla tua descrizione mi appare come il luogo ideale per poterci vivere. Per quanto riguarda la pianta di limoni ho scoperto anch'io che, probabilmente, è resistente di natura. Nel giardino anteriore ne ho una dentro un grande vaso e due anni fa ha gelato. La ho potata quasi tutta ed oggi è un alberello splendido che nel dicembre scorso mi ha fornito una quarantina di limoni (ci faccio il limoncello). Buona settimana.

Patzy ha detto...

Hai quel dono, cara amica, di creare in ciascuno dei tuoi lettori e amici le immagini delle storie che ci racconti ... Non puoi immaginare quanto sia di bello l'albero di limone "disegnato" nella mia mente col tuo racconto ... bello come te, in piedi e gialli tutte e due. Nel simbolismo dei colori, il giallo rappresenta la felicità, la gioia e l´ottimismo ... è il colore del sole, dei nuovi giorni, niente di meno. Da qui ti mando tanti abbracci gialli, sono contenta di leggerti nuovamente.