L'Argenta alla finestra



Qualche giorno fa mi sono ricordata della signora Argentina, l'Argenta, come la chiamavano i suoi familiari con quel modo un po' emiliano di togliere il suffisso a un nome e rendere così improvvisamente adulta una ragazzina. La signora Argentina era la zia di un nostro caro amico e veniva a trascorrere qualche giorno d'estate a casa della sorella, qui in Liguria, dalla sua Nonantola. Eravamo ragazzi allora, poco più che ventenni e non era raro che le sere d'estate ci riunissimo a casa di questo amico, che abitava in campagna. Ricordo che quell'estate la signora Argentina arrivò a casa del nipote un pomeriggio in cui eravamo affaccendati a preparare una cena all'aperto, fra noi ragazzi. Il nostro amico, di madre emiliana, aveva un numero quasi imprecisato di cugini che spesso venivano a trovarlo di passaggio per il mare. Ricordo molto bene quando la vidi arrivare: una vecchia signora dai capelli naturalmente scuri, lucenti e lunghi, tanto fluenti da portarli raccolti sulla testa in una grande crocchia. Non era affatto alta, ma la sua figura morbida aveva nell'incedere e nelle forme ancora generose l'imponenza di una matrona romana. Quella sera cenammo fra noi ragazzi sotto gli alberi, vicino alla casa; il buio scese col suo crescendo di grilli e di schiocchi notturni dietro i cespugli di eriche, più in là. La casa aveva tutte le finestre illuminate e spalancate ed era piena di gente: quasi in ogni stanza si poteva vedere qualcuno muoversi e le voci arrivavano generose, come musica. Cantammo anche quella sera, canzoni di ogni sorta: dai Duran Duran ai Tazenda, da De Gregori alle romanze. Fu proprio mentre cantavamo una di queste, " Musica proibita", che un piccolo dettaglio andò a fissare per sempre nella mia memoria quella serata; mentre salivano alle stelle i nostri cori e i "vorrei baciare i tuoi capelli neri...", istintivamente mi voltai verso la casa: la signora Argentina era affacciata alla finestra, quasi in posa, con un braccio piegato sul davanzale e un sorriso dolce sul viso paffuto e simpatico. Non smisi di guardarla finché la romanza non fu finita; allora, nel brusio che seguiva ogni esibizione, la vidi portare le mani alle labbra e mandarmi un bacio, bellissima. Da allora ho pensato molte volte a quella sera, alla signora Argentina, l'Argenta, alla finestra; aveva nel sorriso una contentezza semplice, possibile e la risolutezza di assecondare la sua voglia di vivere, come una gioia, come un dovere.


1 commento:

ariodante76 ha detto...

Your description of l'Argenta and that wonderful summer evening of singing outdoor and windows flung open to reveal life and light indoors, and this imposing but kind woman's apparition...it could be a scene from a period film, a costume drama. Such moments of pleasure you share with us... un bacio