Conservare

Photo by Lemone


I libri di pittura, i cataloghi delle mostre in particolare, sono i miei preferiti da sempre. Mi piacciono le immagini, il profumo della carta, la grammatura. Sfogliandoli ho appreso l'uso del termine "conservare", usato per indicare l'ubicazione di un dipinto, di un'opera d'arte in genere. Mi è piaciuto subito e subito ho immaginato quel tal capolavoro pittorico tenuto con ogni cura, esalante tutti i suoi profumi di legno, tela, colore. Conservato, appunto. Per questo, per l'esistenza e l'uso di questo termine così appropriato, i musei, le raccolte d'arte, le pinacoteche o anche le ombrose cappelle di un duomo sono per me contenitori indefinibili di delizie. Barattoli di deliziose conserve...se posso permettermi il paragone.
Anche la memoria lo è. La memoria contiene ogni sorta di esperienza, anche quelle che si credono dimenticate perchè troppo lontane nel tempo o perchè si è cercato di rimuoverle per causa della loro drammaticità. Fin da piccola mi piaceva passare i pomeriggi di noia estiva, in attesa di andare alla spiaggia, riordinando la memoria. Credo di aver cominciato proprio allora a dare forma al "barattolo di delizia" in cui conservo le sensazioni e le emozioni che amo. Ho imparato a dargli forma, con notevole divertimento, sentendo quanto fosse malleabile, modificabile nella capienza, come argilla sul tornio di un vasaio. Con lo stesso piacere ho imparato a riempirlo, quindi ad aprirlo quando il desiderio di ricordare una sensazione o un'emozione si faceva sentire. Conservare è una parola che amo molto. Nella mia memoria c'è, vivissimo e caro, il ricordo di mia nonna paterna, un pomeriggio d'estate quando ancora trascorrevo una parte delle vacanze nella sua incredibile casa. C'è la sua cantina, con una finestra sempre aperta e schermata da una rete metallica; il profumo intenso dei pomodori messi a seccarsi al sole sui graticci di canna, lungo la scala esterna; i rami di un arancio superbo, che profumavano l'aria strofinando le foglie sul muro grezzo della casa sotto le spinte gentili del vento; mia nonna, bellissima, che prendeva olio d'oliva denso e dorato da una giara, allora gigantesca per me bambina, ne versava alcune gocce su una forma piccola di formaggio, poi con gesti sicuri ne ungeva la scorza con la cura di una carezza sapiente...forma dopo forma, goccia dopo goccia. Le sue mani stanche, già deformi per la fatica vissuta, avevano la grazia di un soffio gentile d'aria fresca...mani che ho il rimpianto di non aver mai baciato. Conservare. Moltissimi anni dopo, mentre si avvicinava il giorno del mio matrimonio, la casa di mia nonna fu danneggiata da un piccolo incendio. Nel rimetterla in sesto venne ritrovata la sua fede nuziale, segnata dai gesti di lavoro e d'amore di tutta la sua vita. Uno dei miei zii me la consegnò con solenne semplicità; la conservo come fosse una parte della struttura che sostiene la mia figura intera.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Cara Red, tu sai che il mio lavoro si occupa di memoria, e "conservare tale memoria" è una una sorta di religione. Il Museo dell'Innocenza si accresce e mentre torno alle origini, per incantesimo, la fine si allontana!
Ma, credimi, parole così belle non l'avevo ancora trovate. Tu sei certamente proiettata nel futuro, eppure, incredibilmente, riesci a far palpitare il mio passato! Un bacio. K

red ha detto...

Grazie...per ogni singola parola che hai scritto.....e per queste<<....ma prima di ritrovare il sonno una parola mi è salita al cuore: "bellezza", veniva da lontano, così ho pensato al camelio in fiore, di sangue e di smeraldo, sotto l'acqua fine....>>

Un bacio dal mio cuore felice.