Saccargia

Poi prendi per Saccargia, e a mano a mano che ti avvicini vedi il campanile della Santissima Trinità sorgere dalla collina come un sole. Stare al suo cospetto è qualcosa di straordinario, è come stare davanti al tempo trascorso e vederlo tutto insieme, vedere la sua solennità. C'è qualcosa di estremamente umile nella grandezza della Sardegna. È il suo modo di offrirsi allo sguardo, all'anima inquieta. È il suo rimanere ferma, paziente, ad aspettare gli uomini. La porta della Basilica era chiusa quel giorno, l'affresco più antico della Sardegna è rimasto nella penombra del vento e non si è fatto vedere, incantando così la mia anima in un dialogo di attesa struggente. Poi c'è questo film di Monicelli, Proibito, e questa scena di sessantadue anni fa: un arrivo quieto e rispettoso e Mel Ferrer che sospinge la porta e schiude la penombra e l'affresco, paziente e fermo al suo posto. Saccargia è ancora così. Solo l'asfalto a segnare il tempo passato. All'interno, i restauri hanno restituito vigore ai colori e solennità, il restauro è un importante atto d'amore. Io però spero di poter oltrepassare la porta in penombra, per sorprendere i secoli, la storia, per toccarla un istante, anche la storia che Monicelli trasse dal romanzo di Grazia Deledda, la voce che Nazzari diede a Costantino Corraine, il luccichio dei bottoni d'argento del costume di Ittiri, indossato con grazia dalla bellissima Lea Massari...

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