Tilicche a colazione

Tilicche di Ozieri - Photo Le Vie della Sardegna


Lo scorso weekend tilicche, copulette, papassini, amaretti, aranzadas hanno attraversato il mare e sono arrivati da me. Se si potesse definire davvero il sapore della meraviglia, per me sarebbe quello dei dolci sardi: la meraviglia dei loro sapori, ma soprattutto quella che provo al sentire la nostalgia per la Sardegna prendermi il cuore. Così lo scorso weekend ho assaporato dolci sardi davanti al mio mare, con le spiagge grigie, gli scogli a strapiombo e le agavi affacciate dalle poesie di Montale. Ho lasciato che il sapore della mandorla, della sapa, del miele si sciogliessero nel canto dolcissimo che ormai conosco bene e ho pensato all'Isola di là dal mare, oltre il mio orizzonte, come fosse l'altra riva di casa mia. Il nostro dialogo sta cambiando insieme al tempo. Le orecchie si sono riabituate al silenzio e adesso posso già sentire parole che nemmeno avrei potuto immaginare. Abbiamo un dialogo d'amore, l'Isola ed io, una conversazione "d'amorosi sensi". Io la penso, e Lei si lascia guardare; io la cerco, e Lei mi indica dove approdare. Amo questa terra che non è mia, forse proprio per questo, perché non è e non sarà mai mia, eppure desiderarla è la cosa più concreta che ho potuto toccare con mano fino a qui. Amo quest'Isola che danza in cerchio con i suoi colori, i profumi, i sapori, i suoni. Balla in tondo ma intanto mi rivolge sorrisi e mi parla. Ed è paziente, come una madre. Sa che io sono ligure, sa che potrebbe volermici una vita per fare un piccolo passo, una vita intera per danzare un meraviglioso istante insieme a Lei.