Dall' alto


Gustave Caillebotte, Canoë sur la rivière, Yerres (1878)
A volte mi diverto a rileggere i vecchi post, scegliendo fra quelli suggeriti dalle visualizzazioni del giorno. Quanti bei ricordi sono conservati qui... Una realtà virtuale che grazie alla sincerità di tante persone è stata preziosa quanto quella concreta e mi è stata di aiuto e spesso mi ha consolato davvero. Raramente ritrovo qualche post in cui appare il segno del tempo che ho perduto, allora non mi lascio assalire dallo sconforto, o dalla delusione, ma ripulisco le tracce di quel tempo sospeso e nullo, davvero inutile, e vado oltre. È stato importante questo blog per me, per questo getto via i rifiuti che si sono nascosti in qualche angolo. Non ho scritto quasi niente di quello che ho vissuto negli ultimi anni, eppure rileggendo è tutto qui, tutto il bene e tutto il male, separati in modo così netto che posso vedere chiaramente il loro andare e venire.



In tempo

Gladys Cooper, The Twilight Zone: Night Call (1964)
Non ho attivato l'accesso a internet tramite telefonino, uso lo smartphone come un telefono di casa, ma proprio uno di quelli fissi al muro, e questo sta cominciando a produrre certe conseguenze. Il fatto è che la maggior parte, per non dire la totalità, delle persone che incontro non prende neppure in considerazione l'ipotesi che ci sia chi non viaggia con il telefonino addosso sempre connesso alla rete. L'altro giorno, ad esempio, mia figlia ha dovuto rientrare da scuola causa una leggera febbre e la segreteria della scuola mi ha telefonato. Avevo il telefono in soggiorno, come quasi sempre, ed ero in tutt'altra parte della casa, così non sono riuscita a raggiungerlo in tempo e a rispondere. Ho immediatamente richiamato e ho percepito chiaramente il disappunto della persona all'altro capo, come se stesse pensando: cosa stavi facendo di così importante da non rispondere a una chiamata della scuola? Quasi volevo dirlo che non avevo risposto perché il telefono era in un'altra parte della casa, ma ho temuto di non essere creduta e ho lasciato perdere. Quanto tempo ci è voluto per dare forma a questa convenzione?...due, tre anni al massimo e le persone come me, molte o poche che siano, sono uscite dall'immaginario collettivo. Faccio parte, felicemente, di una minoranza. Omologarmi al comportamento che ci si aspetta da un possessore di smartphone non sarebbe difficile, ma dovrei rinunciare al tempo, al mio tempo, e alla solitudine buona, quella che ti permette di riposare. Non ci penso proprio. Sono una donna del Novecento e non saprei in quale altro modo muovermi in questo mondo confuso ed emotivamente instabile se non con i tempi e i modi del mio secolo. Oltretutto vivere questo presente con gli strumenti un po' arretrati e rozzi del mio passato di appartenenza è un'avventura piacevole, a volte ho la sensazione di provare quello che probabilmente provano le api, le farfalle, i bombi, quando ronzano o svolazzano attorno a una corolla per un giorno intero come fosse l'evento più importante del mondo e intanto, intorno, nessuno se ne accorge.