"Nostalgia di non poter guardare il sole"

All'inizio degli anni '70 Roberto Arnaldi, storico anzi mitico conduttore di Radio Montecarlo, traduce in italiano e in genovese il testo di un famoso brano di fado, Casa das mariquinhas. È così che una delle più belle definizioni di "caruggiu" rimane impigliata per sempre dentro la partitura di un fado lisboeta.
Casa das mariquinhas diventa la casa in Via del Campo, la stessa via dove De André colloca i suoi personaggi più struggenti e soli, e Amalia Rodrigues la incide nel 1974 e viene in Italia per cantarla dagli schermi della tv. Genova e Lisbona sfumano in questo fado una dentro l'altra e diventano una visione sola, finché arriva quella frase a spiegare di cosa è fatta l'ombra che avvolge i caruggi più stretti, con una semplicità e una poesia che sciolgono anche il più genovese dei disincanti: "...ci scaldavano le ore, qualche volta in fondo al cuore rimaneva un'ombra triste di rimpianto, nostalgia di non poter guardare il sole nella casa in Via del Campo".



A love story

Emanuel Phillips Fox, A love story (1903)
Conservato presso la Ballarat Fine Arts Gallery


Credo che uno scrittore non dovrebbe mai instaurare un filo diretto con i propri lettori se non sa mantenere nel dialogo lo stesso livello narrativo che esprime con i testi. In questo senso fb rappresenta un serio attentato alla stabilità della relazione che autore e lettore vivono, perché la espone a una decadenza prematura e spesso dettata da incomprensioni lessicali. In genere gli scrittori (quelli di mestiere intendo, non quelli istintivi come me) evitano di intavolare dialoghi social con i lettori, probabilmente trattenuti dal "non saper cosa dire" che è in realtà il segnale del limite territoriale raggiunto dalla loro narrazione. Quelli che riescono a mantenere aperto il discorso iniziale esistono, anche se sono rari. Quelli che non ci riescono ma rispondono lo stesso per svariate ragioni sono credo la maggior parte. E a me causa imbarazzo e tristezza incontrarli sulla mia strada, perché nella migliore delle ipotesi mi sembra che diventiamo entrambi, l'autore e io lettrice, due vittime dello stesso inghiottitoio. Da lettrice io sento la relazione con un autore come un dialogo molto personale e il testo scritto che di volta in volta mi fa compagnia come il terreno su cui ci incontriamo. Si tratta d'amore, non ho dubbi. Amore per la lettura, amore per la scrittura, per la verità delle parole, per i sentimenti di entrambi, per le aspettative e per la fragilità. Credo che uno scrittore possa essere definito "vero" solo quando, dopo essere diventato popolare, famoso o addirittura celebre, ancora esprima questo amore a ne faccia l'uso necessario a far cambiare colore all'inchiostro.