In love with Shakespeare (19)

o L'Arte della Pittura
Conservato presso il


Sonnet LXXXIII

I never saw that you did painting need,
And therefore to your fair no painting set;
I found, or thought I found, you did exceed
The barren tender of a poet's debt:
And therefore have I slept in your report,
That you yourself, being extant, well might show
How far a modern quill doth come too short,
Speaking of worth, what worth in you doth grow.
This silence for my sin you did impute,
Which shall be most my glory being dumb;
For I impair not beauty being mute,
When others would give life, and bring a tomb.

   There lives more life in one of your fair eyes
   Than both your poets can in praise devise.


Sonetto 83

Non vidi mai che fosse tua necessità esser dipinta,
E perciò non tentai di dipingere la tua bellezza;
Trovavo, o almeno lo credevo, che tu eccedessi
l'infruttuosa offerta del tributo di un poeta:
E per questo fui pigro nel descriverti
Così che tu, esistente, ben potessi mostrare
Quanto una penna banale può allontanarsi in breve,
Dal valore che è in te, se parla di virtù.
Di questo silenzio tu mi facesti colpa,
Questo che farà del mio esser muto la mia gloria;
Poichè io non comprometto la bellezza essendo muto,
Mentre altri vorrebbero dare vita, e portano una tomba.

C'è più vita in uno dei tuoi occhi belli
Di quanta possano inventarne a tua lode entrambi i tuoi poeti.

Traduzione  Red

Il giardinetto del mio cervello

Poco tempo fa, tempo reale, parlando con una persona davvero piacevole ho definito questo blog " il giardinetto del mio cervello". Questa definizione mi è salita alle labbra improvvisa, suonando immediatamente come la migliore che potessi dare di questo non-luogo. A giugno saranno trascorsi due anni dalla sua apertura; due anni dal momento in cui ho cliccato su "crea blog", dando così inizio a questa esperienza. Durante questo tempo di estremo divertimento per il mio cervello, in questo giardino pieno di possibilità, ho potuto concedermi un piacere davvero appagante, mentale, emozionale, un esercizio di volo intellettuale che non avrei mai potuto permettermi nella realtà da cui scrivo per una ragione molto semplice: la velocità. Ho da sempre a che fare con un'impegnativa e condizionante velocità di pensiero che definirei non proprio sincronizzata con il resto del mio mondo; tutti i miei 47 anni di vita sono caratterizzati da un'irrequietezza mentale, dal bisogno di passare da un pensiero all'altro, da un concetto all'altro, per poi tornarvi successivamente e ripartire ancora. Qui, in questo spazio che non so bene dove sia in realtà, ho potuto e posso davvero far viaggiare la mente da un pensiero all'altro, passando dall'armonia delle parole a quella delle note, poi delle pennellate e infine dei miei pensieri. Grande strumento la rete, davvero. Un continuo legarsi di tracce, informazioni, suggestioni. Per me una forma d'Arte. Arte informatica, arte per dare forma alla mente in modo visibile, logico e tecnologico. Ma lasciamo perdere queste considerazioni, il mio amico Ross forse sorriderà leggendole in tutta la loro presunzione. In ogni caso, tornando al mio rapporto con la rete, ho potuto creare, seppur con notevoli lacune, un posto in cui portare il mio cervello a correre, senza limiti di velocità se non quelli delle proprie capacità. Ed esso corre, piuttosto felicemente. Naturalmente portarlo qui e lasciarlo libero ha generato un paio di volte una discreta incertezza, del tutto comprensibile adesso per me: permettere alla propria mente di volare libera, e agli occhi e alle orecchie di assaporare una sorta di "consistenza" dei pensieri stessi è un esercizio dalle molteplici conseguenze. Si va da una entusiasmante libertà allo smarrimento per la stessa; è accaduto un paio di volte che io abbia perso il controllo, la chiave del cancello e soprattutto la consapevolezza della mia autonomia, ma ho recuperato tutto, sforzandomi di farlo per due ragioni: primo perchè non saper gestire un modo complesso di avvicinarsi alle cose non ne pregiudica la preziosità; secondo perchè mi diverto qui, dilato e rendo elastica la mia capacità di contenere concetti e di farli mio bagaglio e con questo viaggiare, vivere. A distanza di quasi due anni, tempo reale e virtuale, sono felice di constatare che il motivo di fondo per cui ho aperto questo blog è lo stesso per cui ne aprirei uno adesso: la ricerca della solitudine. Quella bella. Quella di cui si ha un desiderio struggente e che, almeno per quanto mi riguarda, si trova  a qualche chilometro di distanza da dove si vive realmente. Quando ho aperto questo blog abitavo già qui, da dove scrivo. Avevo lasciato da un paio d'anni la mia dimensione ideale: una casa in cima ad un monte, davanti ad un cielo magnifico, pioggia o sole che fosse, da cui potevo corteggiare il mare e ammirare le poiane dalle finestre spalancate. Vi avevo abitato per 12 anni e il silenzio e la solitudine erano diventati, grazie a questo tempo lassù, un valore. Qui, da dove scrivo, c'è rumore, gente, vita brulicante e disordinata, preziosa anch'essa, ma la solitudine in cui ho curato una parte di me, manca del tutto. Manca la pace e in sua assenza il silenzio è solo un'interruzione del rumore, spesso stonata e stridente. La rete è affollatissima, un continuo collegamento, una connessione senza fine di vite che si incrociano, si attraggono, si perdono, è come un immenso boulevard in cui ci si può sentire, miracolosamente, soli. Così i "post", per me, sono pensieri stesi come bucato ad asciugare, a prendere forma. Non li stendo perchè vengano notati o toccati, ma semplicemente per fare pulizia, riordinare, rinfrescare. Li ritiro sempre, quando è il momento, freschi e ripuliti dall'essere stati esposti qui, lasciando la loro impronta visibile a chi passa. Poi, ogni tanto, come accadeva lassù, sul vialetto sotto il pruno, compare una figura indistinta, come vista di sera. Si avvicina, saluta, passa percorrendo tutto il mio giardino e lascia dietro di sè molte cose, alcune così preziose da essere quasi incredibili. Accadeva anche lassù, ricordo bene quella sensazione....il mio giardino non aveva cancello all'ingresso e sbucava su un reticolato di creuse che collegavano tutte le case del paesino, come una rete. Ogni tanto la solitudine veniva interrotta dal passaggio di qualcuno, riconoscibile col tempo, distinguibile, anche se di alcuni non ho mai saputo il nome; come una signora elegantissima e dolce, che scendeva dall'autobus proprio davanti al mio vialetto. La sentivo arrancare su per la breve salita, soprattutto in primavera ed estate, il respiro spezzato per il peso della sua bellezza e delle borse della spesa. Il più delle volte era solo la sua voce a salutarmi, risuonando lenta sotto il pruno:- Passo dal suo giardino signora...mi scusa? Ma non riesco a fare la scala con queste borse....- .

Il bozzetto, ad esempio

Conservato presso la 


La Pittura, come ogni altra forma d'Arte, è Creazione. Penso che l'Uomo dipinga per imitare il suo Creatore, qualunque nome Egli o Esso abbia; con lo stesso intento scolpisce, compone musica o parole, inventa. La Pittura per me è una metafora mai del tutto svelata, un poema arcaico ancora e sempre da parafrasare. Ammirare un capolavoro produce in me moltissime sensazioni e impressioni e mi porta sempre a riflettere su molti aspetti della mia vita, della vita in genere, che spesso proprio grazie alla Pittura riesco a focalizzare in modo accettabile.
Il bozzetto, ad esempio. La maggior parte dei capolavori in Pittura e Architettura ha nel proprio percorso uno studio preparatorio, una sorta di alter ego, una seconda anima, nucleo da cui ha preso le mosse il capolavoro finito. Spesso è stato eseguito su carta povera, non sbiancata, che conferisce allo schizzo quella luce particolare di antico, ma anche dà a chi lo ammira la sensazione del tempo intercorso fra l'idea e l'opera compiuta. Riflettendo ad alta voce su quanto esso sia a tutti gli effetti il passato di un quadro, di un'opera dipinta, ho chiesto ad una persona dalla preziosa sensibilità quale sia la ragione per cui molto spesso il bozzetto appaia più bello, più fresco e comunicativo del dipinto cui apre la strada. Mi è stato risposto che forse la ragione principale è l'immediatezza dell'esecuzione. Il bozzetto esce dalle dita del pittore con la stessa spontaneità con cui è uscito dai suoi pensieri. Il tratto veloce, i colori liquidi, trasparenti e leggeri, i contorni imprecisi sono caratteristiche simili a quelle di un pensiero abbozzato, di un'intuizione geniale di cui la mente percepisce lucidamente la grandezza ma spiega a malapena la sostanza. 
L'immediatezza dei gesti compiuti dalla mano che traccia un bozzetto mi porta inevitabilmente a considerare un altro aspetto del pensiero creativo: l'innocenza. L'opera dipinta contiene, fissata nel tratto e nel colore, la purezza del pensiero che l'ha generata: un frammento dell'esplosione creativa che sta alla sua origine. Lo studio preparatorio, il bozzetto, può quindi essere paragonato all'infanzia. Come in essa l'Uomo esprime la sua innocenza e la sua bellezza senza compromessi, così nel bozzetto l'opera manifesta la propria armonia libera e spontanea, prima che la committenza, la destinazione e i materiali stessi con cui sarà concretizzata nella sua forma ultima possano concorrere ad offuscare il bagliore intellettuale che le ha dato origine.

"Vogghiu ca vu sentite lu mia cantare..."

Terra d'ombra, ambra e biacca su tavola
Conservato presso la


Bella


Bella,
como en la piedra fresca
del manantial, el agua
abre un ancho relámpago de espuma,
así es la sonrisa en tu rostro,
bella.
   
Bella,
de finas manos y delgados pies
como un caballito de plata,
andando, flor del mundo,
así te veo,
bella.
   
Bella,
con un nido de cobre enmarañado
en tu cabeza, un nido
color de miel sombría
donde mi corazón arde y reposa,
bella.
   
Bella,
no te caben los ojos en la cara,
no te caben los ojos en la tierra.
Hay países, hay ríos,
en tus ojos,
mi patria está en tus ojos,
yo camino por ellos,
ellos dan luz al mundo
por donde yo camino,
bella.
   
Bella,
tus senos son como dos panes hechos
de tierra cereal y luna de oro,
bella.
   
Bella,
tu cintura
la hizo mi brazo como un río cuando
pasó mil años por tu dulce cuerpo,
bella.
   
Bella,
no hay nada como tus caderas,
tal vez la tierra tiene
en algún sitio oculto
la curva y el aroma de tu cuerpo,
tal vez en algún sitio,
bella.
   
Bella, mi bella,
tu voz, tu piel, tus uñas,
bella, mi bella,
tu ser, tu luz, tu sombra,
bella,
todo eso es mío, bella,
todo eso es mío, mía,
cuando andas o reposas,
cuando cantas o duermes,
cuando sufres o sueñas,
siempre,
cuando estás cerca o lejos,
siempre,
eres mía, mi bella,
siempre.

Pablo Neruda
da Los versos del Capitán



Pino De Vittorio   Tu Bella
MrSoulGrabber


Bella

Bella,
come nella pietra fresca
della sorgente, l'acqua
apre un ampio arco di spuma,
cosí è il sorriso sul tuo volto,
bella.

Bella,
di fini mani e di piccoli piedi
come un cavallino d'argento,
che corre, fiore del mondo,
così ti vedo,
bella.

Bella,
con un nido di rame intrecciato
sulla testa, un nido color
di miele e di ombra
dove il mio cuore riposa e brucia,
bella.

Bella,
gli occhi non li contiene il tuo volto,
non li contiene la terra.
Ci sono paesi, fiumi
nei tuoi occhi,
c'è la mia patria nei tuoi occhi,
io vi cammino,
essi danno luce al mondo
dove io cammino,
bella.

Bella,
i tuoi seni sono come due pani
fatti di terra, grano e luna d'oro,
bella.

Bella,
la tua vita
l'ha scolpita il mio braccio come un fiume 
che sia passato mille anni per il tuo dolce corpo,
bella.

Bella,
non esiste nulla come i tuoi fianchi;
forse la terra possiede
in qualche luogo nascosto
la forma ed il profumo del tuo corpo,
forse, in qualche luogo,
bella.

Bella, mia bella,
la tua voce, la tua pelle, le tue unghie,
bella, mia bella,
la tua essenza, la tua luce, la tua ombra,
bella,
tutto questo è mio, bella,
tutto questo è mio, mia,
quando cammini o riposi,
quando canti o dormi,
quando soffri o sogni,
sempre,
quando sei vicina o lontana,
sempre,
sei mia, mia bella,
sempre.


Traduzione  Marco Roberto Capelli

Due

Conservato presso il 


Mi sto facendo un'idea del perchè io sia una creatura fatta di due parti principali così incompatibili fra loro come anima e corpo. Me lo chiedo da sempre, inevitabilmente credo, tentando ogni volta una risposta. Ripensandoci adesso mi accorgo che tutte le risposte che ho azzardato mi hanno sempre suggerito una sola conclusione: anima e corpo sono incompatibili ma strettamente necessari l'una all'altro.
Affronto da sempre questa domanda percorrendo una sola via: lascio parlare l'anima o il corpo, quando sono sofferenti o in assoluto benessere; ascoltare è una delle mie attività preferite, malgrado la mia loquacità. Ascoltando le mie due parti così faticosamente e ostinatamente conviventi, ho messo a punto una sorta di mappa, di manuale del loro comportamento; ho capito per esempio che non soffrono mai insieme o per la stessa causa, ma insieme spesso tentano una reazione o percepiscono un beneficio. La loro alternanza però, nel soffrire o nel tentare la cura alla sofferenza, è ciò che più mi colpisce. Per esempio quando l'anima soffre tende a separarsi dal suo imposto compagno. Si allontana, si chiude, si spegne, sospende il dialogo ampio che ha senza sosta con il resto di me. Quando questo accade il corpo, dopo un iniziale disorientamento, dovuto penso all'improvviso silenzio che l'anima esprime, accetta misteriosamente di prestarsi come voce alternativa all'anima stessa. Per qualche ragione il mio corpo sembra sapere che in certi casi l'anima ha la necessità di sospendere il suo linguaggio etereo ed impalpabile ed esprimersi con gesti o espressioni quanto più concrete possibili, dotate di una consistenza tangibile, di un suono o di un peso specifico. Forse ne è consapevole perchè anche il mio corpo, quando soffre, ha bisogno di cambiare il proprio modo di esprimersi, liberandosi o assimilando, grazie al supporto prezioso dell'anima, che lo affianca prestandogli la propria voce e permettendogli di esprimersi in totale assenza di peso e di tangibilità. Ho il forte sospetto che questa convivenza forzata, a parte la sua ovvia non casualità, sia una delle ragioni per cui si possa vivere la vita senza morirne.

Le Humane Passioni: L'Inquietudine

Michelangelo Buonarroti 
 Affreschi della Volta della Cappella Sistina




Antonio Vivaldi   Le Humane Passioni
"L'inquietudine"
Concerto in re maggiore RV 234
per violino, archi e basso continuo
Allegro molto  Largo  Allegro
presto415 

Per Barbara




Johann Pachelbel   Canone in re
San Francisco Early Music Ensemble Voices of Music
Walvis2007

"Dolce e chiara è la notte e senza vento....."




Dolce e chiara è la notte e senza vento,
E queta sovra i tetti e in mezzo agli orti
Posa la luna, e di lontan rivela
Serena ogni montagna. O donna mia,
Già tace ogni sentiero, e pei balconi
Rara traluce la notturna lampa:
Tu dormi, che t’accolse agevol sonno
Nelle tue chete stanze; e non ti morde
Cura nessuna; e già non sai né pensi
Quanta piaga m’apristi in mezzo al petto.
Tu dormi: io questo ciel, che sì benigno
Appare in vista, a salutar m’affaccio,
E l’antica natura onnipossente,
Che mi fece all’affanno.
(.........................)

Giacomo Leopardi    Canti
da La sera del dì di festa (1820)