In love with Shakespeare (16)

Affreschi  del Quartiere di Eleonora di Toledo
Palazzo Vecchio   Firenze


Sonnet LXI

Is it thy will, thy image should keep open
My heavy eyelids to the weary night?
Dost thou desire my slumbers should be broken,
While shadows like to thee do mock my sight?
Is it thy spirit that thou send'st from thee
So far from home into my deeds to pry,
To find out shames and idle hours in me,
The scope and tenor of thy jealousy?
O, no! thy love, though much, is not so great:
It is my love that keeps mine eye awake:
Mine own true love that doth my rest defeat,
To play the watchman ever for thy sake:

   For thee watch I, whilst thou dost wake elsewhere,
   From me far off, with others all too near.


Edvard Grieg   Notturno Op 54 n°4
piano Alicia de Larrocha
vadivida

Ciao Adele.....

Sonetto 61

Sei tu a voler che la tua immagine tenga aperte
le mie palpebre pesanti nell'estenuante notte?
Sei tu a desiderare che i miei sonni siano rotti
da ombre a te sembianti che ingannano il mio sguardo?
È forse il tuo spirito che stacchi dal tuo corpo
e mandi da lontano per spiare le mie azioni,
per scoprire in me ore frivole e vergogne,
bersaglio ed alimento della tua gelosia?
No, il tuo amore pur forte, non è tanto grande:
è il mio amore che mi tiene gli occhi aperti,
il mio devoto amore che frustra il mio riposo
per esser sempre vigile al tuo fianco.

Per te rimango sveglio, mentre tu vegli altrove,
molto lontano da me, ad altri troppo vicino.

Traduzione ShakespeareWeb

" quando senza scorgerti navigai al tuo fianco...."

Photo by orso 
Le sue foto  su Panoramio


La noche en la isla
   
Toda la noche he dormido contigo
junto al mar, en la isla.
Salvaje y dulce eras entre el placer y el sueño,
entre el fuego y el agua.
   
Tal vez muy tarde
nuestros sueños se unieron
en lo alto o en el fondo,
arriba como ramas que un mismo viento mueve,
abajo como rojas raíces que se tocan.
   
Tal vez tu sueño
se separó del mío
y por el mar oscuro
me buscaba como antes,
cuando aún no existías,
cuando sin divisarse navegué por tu lado,
y tus ojos buscaban lo que ahora
-pan, vino, amor y cólera-
te doy a manos llenas
porque tú eres la copa
que esperaba los dones de mi vida.
   
He dormido contigo
toda la noche mientras
la oscura tierra gira
con vivos y con muertos,
y al despertar de pronto
en medio de la sombra
mi brazo rodeaba tu cintura.
Ni la noche, ni el sueño
pudieron separarnos.
   
He dormido contigo
y al despertar tu boca
salida de tu sueño
me dio el sabor de tierra,
de agua marina, de algas,
del fondo de tu vida,
y recibí tu beso
mojado por la aurora
como si me llegara
del mar que nos rodea.

Pablo Neruda La noche en la isla
da   Los versos del Capitán

Grazie orso......

Tutta la notte ho dormito con te
vicino al mare nell'isola
eri selvaggia e dolce
tra il piacere e il sonno
tra il fuoco e l'acqua.
Forse assai tardi i nostri sogni
si unirono nell'alto o
nel profondo.
In alto come i rami che muove
uno stesso vento
in basso come rosse radici
che si toccano.
Forse il tuo sogno
si separò dal mio
e per il mare oscuro
mi cercava come prima
come quando non esistevi
quando senza scorgerti
navigai al tuo fianco
e i tuoi occhi cercavano ciò che ora
pane, vino, amore e collera
ti do a mani piene.
Perché tu sei la coppa che
attendeva i doni della mia vita.
Ho dormito con te tutta la notte
mentre l'oscura terra gira
con vivi e con morti
e svegliandomi d'improvviso
in mezzo all'ombra
il mio braccio circondava
la tua cintura
né la notte
né il sonno
poterono separarci.
Ho dormito con te
e svegliandomi la tua bocca
uscita dal sonno
mi diede il sapore di terra
d'acqua marina
di alghe
del fondo della tua vita
e ricevetti il tuo bacio
bagnato dall'aurora
come se mi giungesse
dal mare che ci circonda

testo dicearchia

 
 
Sergei Rachmaninoff
Rapsodia su un Tema di Paganini
Op.43  XVIII° Variazione
piano Arthur Rubinstein

" ...e le secrete vie del mio cor soavemente tieni. "

Photo by big_mouth


Alla sera

Forse perché della fatal quïete
tu sei l’immago a me sì cara vieni
o Sera! E quando ti corteggian liete
le nubi estive e i zeffiri sereni,

e quando dal nevoso aere inquïete
tenebre e lunghe all’universo meni
sempre scendi invocata, e le secrete
vie del mio cor soavemente tieni.

Vagar mi fai co’ miei pensier su l’orme
che vanno al nulla eterno; e intanto fugge
questo reo tempo, e van con lui le torme

delle cure onde meco egli si strugge;
e mentre io guardo la tua pace, dorme
quello spirto guerrier ch’entro mi rugge.

Ugo Foscolo 

( Sonetti 1803 )


 
Ensemble Brixia Musicalis
dal Concerto in sol minore
per violino, archi e basso continuo,
di Johann Sebastian Bach
( Largo)

Quasi sera....



Sulla battigia

Avevo nelle braccia la luna
ieri sera.
Avevo nelle braccia la luna
e negli occhi le stelle.
Le spalle sulla sabbia fresca
della sera.
Luci lontane
schiarivano la notte
abbracciata col mare
che lambiva con dolcezza
il suo cuscino dorato.
L'eco sommessa d'un canto
andava nel silenzio.
Il frinire d'un grillo
e il canto dell'ultima cicala
cullavano la luna
prima di perdersi lontano
fra l'una e l'altra stella.

Emilio Benincasa

dalla Raccolta "Tra il vento e la pioggia"
Jonia Editrice (2001)


Grazie Piero.....
 
Luigi Tenco   Quasi sera

Angolino di lettura

Kuroda Seiki  Donna che legge

 
 Domenico Pelini legge
il frammento finale da
"Il mare e lo specchio" di Wystan Hugh Auden
Edito in Italia da Edizioni SE
Traduzione Aurora Ciliberti

" Odio l'estate....."


"Una folla multicolore, incessante, entrava lentamente nello stabilimento, con borse, palloni di gomma e altri oggetti inerenti al bagno. Si sarebbero detti i fedeli d'una misteriosa deità, che entravano nel tempio. I bagnini scalzi correvano ad aprire le cabine e a spinger nell'acqua le barche e i "mosconi " presi in affitto.
Presso l'entrata, un pescatore sbatacchiava sul parapetto di pietra, con straordinaria violenza, un polpo testè pescato e ancora vivo. Si sa che con questo sistema vengono uccisi i polpi.
<< Che barbara usanza! >> esclamò Suares, che, con i compagni entrava in quel momento.
<<Le parrebbe anche più barbara, >> disse un assiduo dello stabilimento << se sapesse che quel polpo è sempre lo stesso che viene ogni giorno pescato vivo e sbatacchiato per un certo tempo sotto gli occhi dei villeggianti.>>
<<Come sarebbe a dire? >> chiese il nostro amico.
<< Ella sa >> spiegò l'altro << che nessuno si fida di mangiare il pesce in uno stabilimento dove non si veda almeno un polpo ucciso sotto gli occhi dei clienti. Quì, poichè non si può ogni giorno pescare un polpo diverso, la direzione ha pensato di usar sempre lo stesso polpo, che dopo essere stato sbatacchiato per un certo tempo e prima che esali l'ultimo respiro, viene di nuovo gettato nel mare, in un recinto chiuso, dove è facile pescarlo a ogni occorrenza.>>
Era vero. Il povero animale, come se non bastassero gli sbatacchiamenti quotidiani della mattina, doveva spesso sottoporsi a penosi extra nel corso della giornata. Appena si presentava qualcuno e chiedeva di mangiare pesce fresco, pescato sotto i suoi occhi, il polpo veniva tratto fuori e tosto sbatacchiato per alcuni minuti sul muricciuolo. Poi, dopo essere stato sostituito con polpi venuti da Milano, era di nuovo gettato in acqua per servire in un'altra occasione. Ormai, il poverino sentiva dalle voci quando era giunto il momento d'esser tirato fuori e sbatacchiato. I primi tempi, appena udiva gridare :<< Ehi, c'è da mangiare pesce fresco?>>, mormorava :<< Ci siamo! >> e si faceva piccino piccino, rimpiattandosi sui bassifondi. Ma tutto era vano. Ben presto veniva scovato, tratto alla luce e violentemente sbatacchiato sul muricciolo, con soddisfazione della clientela. Poi, l'infelice mollusco, per abbreviare quei momenti terribili, appena sentiva chiedere pesce fresco veniva a galla spontaneamente e si metteva vicino al parapetto, con maravigliosa abnegazione. Ormai il disgraziato animale era diventato durissimo e non desiderava che di farla finita con la sua misera esistenza. Vero è che non gli mancava nulla. Anzi, per conservarlo in vita, la direzione non gli lesinava i buoni bocconi e le comodità d'ogni sorta. Ma quella storia d'essere sbatacchiato in così barbaro modo faceva passar tutto il resto in seconda linea. Ogni mattina egli diceva:<< Speriamo che sia per oggi>>, ma quando, dopo essere stato duramente provato, si sentiva gettar di nuovo in mare, invece che in padella, rabbrividiva pensando:<< Ancora domani saremo daccapo>>. Qualche volta, dopo essere stato sbatacchiato, faceva il distratto e si avviava zitto zitto verso la cucina. Ma il pescatore l'afferrava in tempo per restituirlo agli abissi marini."


Brano tratto da Agosto moglie mia non ti conosco
dalla Raccolta Achille Campanile Opere 
Romanzi e racconti 1924 - 1933 
a cura di Oreste del Buono
Per i Classici Bompiani ( 1989)

Bruno Martino  Estate